Stiamo assistendo ad un colpo basso portato dal Sindaco di Firenze, nonché segretario del PD Matteo Renzi al conpagno di partito e Presidente del Consiglio Enrico Letta che si dovrà dimettere per ordini interni di partito e non per essere stato sfiduciato dal Parlamento, il mentre il nostro Capo di Stato dovrà fare buon viso e cattivo sangue, in quanto, si può ben dire che il governo Letta sia stato voluto e creato a sua immagine e somiglianza.

Ora Letta deve sottostare al diktat di un Segretario di partito che, con la sua ben congegnata azione portata avanti con l'aiuto dell'ex Presidente Berlusconi caduto in disgrazia ma con l'intento di risorgere, ha saputo cogliere l'attimo favorevole, progettando la nuova legge elettorale per far cadere il governo Letta che si trova in un momento di impasse e con poche idee per uscirne.

Cose che gli italiani hanno già avuto il modo di vedere in presedenza con il governo Prodi, la cui caduta fu attribuita al Cavaliere per aver comprato, così si dice, alcuni Senatori, per cui, ora si trova a processo.

E siamo al governo D'Alema, che il 21 ottobre 1988 divenne Presidente del Consiglio senza essere eletto dal popolo sovrano ma per opera delll'allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. La guerra interna del suo partito, formato da tante correnti, causerà la sua decadenza dopo poco tempo e ad impallinarlo sarà l'amico Fausto Bertinotti, Presidente della Camera dei Deputati.

La vicenda che ha fatto più clamore per la nostra politica è avvenuta il 22 novembre 1994, quando Berlusconi, Presidente del Consiglio, si trovava a Napoli per una conferenza internazionale sulla criminalità durante la quale si vide recapitare un avviso di garanzia; il Presidente Scalfaro prese la palla al balzo e dopo che l'alleato Bossi aveva tolto il suo appoggio, fu messo in atto il cosiddetto ribaltone.

Senza colpo ferire, mandò a Palazzo Chigi Lamberto Dini a presiedere un governo tecnico e senza il suffragio del popolo sovrano. Ora Letta andrà dal Capo dello Stato Napolitano per dare le dimissioni, pensando all'imbarazzo che proverà per la decadenza della sua creatura che è stata messa da parte per ordini di partito e non avvenuta tramite il pronunciamento del Parlamento. Sotterfugi, inganni, colpi bassi, ecco il perché si può parlare di commedia all'italiana.