Resta fluida e tutta da decifrare la situazione di pesante crisi in Crimea ed Ucraina, con buona pace dei molti, troppi sedicenti massmedia che nei giorni scorsi hanno cinicamente speculato su quanto stava accadendo parlando con troppa disinvoltura di una "terza guerra mondiale" che sta solo nei deliri autodistruttivi di qualcuno.
La nostra personale sensazione è che ci vengano proposte due distinte verità, come peraltro spesso accade in casi analoghi. Da un lato abbiamo Putin che sembra tergiversare, dopo avere lasciato col fiato sospeso il mondo lanciando ieri un terrificante ultimatum poi smentito; ma oggi ha gettato acqua sul fuoco.
Dall'altro lato dobbiamo registrare e darvi notizia delle precisazioni odierne del segretario generale della Nato Rasmussen, il quale ha spiegato che "Nonostante i molti appelli la Russia continua a violare l'integrità del territorio ucraino".
Di solito si dice che spesso la verità sta nel mezzo, ma purtroppo nel caso di "sconfinamenti" la violazione o c'è o non c'è e tertium non datur. Secondo quanto affermato oggi da Rasmussen questo fatto implica la violazione di accordi di carattere internazionale.
La matassa quindi si ingarbuglia ancor più. La Nato segue ogni spostamento di uomini e mezzi con comprensibile attenzione e preoccupazione, partendo dal presupposto che l'atteggiamento complessivo mostrato dal "piccolo Zar" Vladimir Putin in questi giorni ha creato una pesante frattura nei rapporti tra Russia-Usa e Russia- Europa.
Al 4 marzo 2014, martedì, la situazione è questa: regna l'incertezza e la preoccupazione su quanto potrebbe accadere nelle prossime settimane, non solo da un punto di vista meramente militare ma dal lato politico-economico, con grandi alleanze commerciali che potrebbero rompersi e altre, ma non si sa quali, che potrebbero nascere andando però a disegnare nuovi scenari.
Alcune frasi di Putin (esempio: "Stiamo preparando il G8, se non vogliono venire non abbiamo bisogno di loro.") sono arrivate come autentiche stilettate, come provocazioni tout court che cercano di rovesciare il punto di vista interpretativo. Basta però farsi un "giro" sui più popolari socialnetwork per vedere che sono in molti, nel nostro Paese, a giustificare almeno parzialmente le rischiose scelte di Putin.