Nonostante i malumori di qualche dissidente interno, il leader del M5S continua nella sua politica volta a creare una "linea Maginot" tra il suo Movimento e le forze politiche con una storia lunga e strutturata dietro le spalle. Dopo il flop nelle recenti elezioni , gli ideologi del M5s spostano il loro raggio d'azione in Europa, collegandosi agli euroscettici inglesi guidati da Nigel Farage. Forse a taluni la politica del leader del M5s potrebbe sembrare ancora "enigmatica", ma in realtà è assolutamente pragmatica e ispirata al più puro utilitarismo.

Anche se qualcuno nel M5s non vede di buon occhio la possibile alleanza con Farage e con un partito ritenuto da più parti di orientamento xenofobo, il leader del M5s, con un fiuto politico di prim'ordine, intravvede invece nell'alleanza con Farage la possibilità di ristabilire gli equilibri interni compromessi dal voto del 25 maggio scorso.

Gli obiettivi della "Santa Alleanza" Italia-Inghilterra

Sul fronte italiano, per Grillo si tratta di giocarsi una partita a lunga scadenza e con ottime prospettive di ricreare in Italia un riorientamento dell'opinione pubblica a favore del M5s, che nelle ultime elezioni ha indubbiamente perso qualche colpo. Dall'altra parte, Farage ha tutto l'interesse a "creare dei guai seri", come dice lui, ai "burocrati europei", soprattutto perché gli eventuali successi comporterebbero, inevitabilmente, un rafforzamento del suo partito in Inghilterra.

La politica europea di Grillo e di Farage non può pertanto non convergere nell'obiettivo comune di creare un'opposizione molto dura nei confronti del nascituro governo europeo nella prospettiva di un rafforzamento all'interno dei rispettivi Paesi. Dopo il primo comprensibile smarrimento dovuto ai risultati delle ultime elezioni, il leader del M5s, dimostrando ottime doti di recupero, da un lato ha minimizzato l'impasse ("Siamo sempre il maggiore partito di opposizione") e dall'altra ha preconizzato una rapida rimonta e una "rivincita" in tempi ravvicinati.

L'ottimismo di Grillo non è campato in aria

Se le probabili difficoltà interne del governo guidato da Renzi dovessero sommarsi ad eventuali successi del M5s "in campo internazionale", il tempo, che è sempre galantuomo, potrebbe dare ragione alla strategia di Grillo. Perché di strategia si tratta, essenzialmente basata sul possibile "logoramento" del governo Renzi sui tempi medio-lunghi.

Pertanto, l'azione di Grillo è ad un tempo "tattica" e "strategica". È "tattica" nel momento in cui ha deciso l'alleanza con Farage, ed è "strategica" perché punta sui tempi lunghi, quando cominceranno a farsi sentire le prime difficoltà nell'azione del governo Renzi.

Qualcuno, come dicevamo sopra, all'interno del M5s avrebbe espresso qualche dissenso nei confronti del suo leader: l'impressione è invece che Grillo sappia fare bene i suoi conti. Dobbiamo riconoscerlo: questa faccenda dell'alleanza con Farage è tutt'altro che una "boutade" estemporanea. Essa invece dimostra che Grillo si muove in politica con estrema disinvoltura, dimostrando nel contempo l'abilità consumata di un vero e proprio "veterano" .