Anche ieri abbiamo assistito all'ennesima partita Juventus - Roma, ennesima partita tutta italiana. I tre goal della Juve tutti e tre viziati da irregolarità arbitrali, hanno chiuso il match, che si è concluso 3-2. Comunque la pensiate e di qualunque squadra voi siate tifosi, le immagini della moviola hanno dato il loro referto inesorabile: due rigori probabilmente inesistenti e un goal in fuorigioco. In pratica una partita truccata, giocata contro il banco che barava. In realtà non abbiamo assistito a una semplice gara di football ma alla rappresentazione del declino del Belpaese.
Uno Stato dove si è sempre pronti a "soccorrere" il vincitore, un luogo dove una classe arbitrale (o politica) autoreferenziata fa il "bello e il cattivo tempo", decidendo delle sorti di tutti.
E i tifosi (cittadini) sugli spalti o dalle poltrone nei salotti subiscono le decisioni. In fondo il nostro calcio non è altro che lo specchio del nostro Paese, dove il voto di scambio, il nepotismo, gli "inciuci di Palazzo" ci hanno ridotto alla rovina con un debito pubblico pari al l36% del PIL. A questo punto c'è da chiedersi: è convenuto al cittadino medio, che poi è anche sicuramente un tifoso, votare questo o quel politico pur di far raccomandare la sorella per entrare a lavorare in Comune, ormai anche esso in dissesto totale, se poi si troverà con una pensione ai limiti della sussistenza e con i figli con uno stipendio da fame?
Eppure il nostro Paese così come il nostro Calcio, va avanti incurante con una cittadinanza inattiva: da troppi anni in Italia non si premia chi gioca meglio, ma chi è più potente, chi ha gli amici giusti, e tutto ciò ha oramai anestetizzato gli animi. Oramai ci siamo rassegnati al fatto che non è il merito ma è la furbizia, o le conoscenze che possono aiutarci, ma così facendo abbiamo creato uno Stato "malato". Gli Antichi Romani governavo lo Stato con "panem et circentes" ma ora che il pane scarseggia e i dadi sono pure truccati, è davvero conveniente andare al Colosseo ad applaudire l'imperatore?