Circa un mese fa uno studente dell'Itis Pininfarina di Moncalieri, con cui siamo in contatto, aveva segnalato su Facebook una lezione della sua professoressa di religione dove lei definiva gli omosessuali come "persone non normali che possono uscire dal loro problema psicologico con un percorso adeguato". A seguito di quella frase, e di tante altre fra cui "L'OMS decide quello che vuole lei" e "La famiglia è uomo e donna, non inventiamoci nulla", lo studente aveva deciso di intavolare una accesa discussione con la professoressa, che ha chiesto il rispetto delle sue idee che non sarebbero cambiate.

La questione, finita sui giornali iniziando da Repubblica e proseguendo sul Fatto Quotidiano, l'Huffington Post e tanti altri, è ora conclusa con la decisione dell'Ufficio Scolastico Regionale, curata a seguito dell'indagine interna svolta dal Preside della Scuola, Stefano Fava. In questa si dice che "La professoressa non ha abusato del suo ruolo" e che "è stata rispettosa nei confronti degli studenti e dell'argomento trattato. Non ha offeso nessuno".

Arcigay, che aveva prima di tutti accolto la segnalazione dello studente che li aveva contattati, non ha ancora mosso alcuna protesta, ma sono abbastanza sicuro che qualcosa si vedrà nei prossimi giorni. La foto di questo articolo, infatti, è allegra, ma questa storia no.

Questo, così come tanti altri episodi recenti, fanno capire quanto ancora l'Italia dia il benvenuto a frasi discriminatorie all'interno delle scuole. Qualcosa di positivo, tuttavia, c'è anche in questo attimo buio dopo la decisione dell'Ufficio: ci sono molti studenti, davvero tanti, che ormai hanno detto basta all'omofobia nelle scuole e che stanno reagendo, costantemente e con forza, ai professori ancora retrogradi dopo che anni di studi e ricerche hanno già appurato da tempo, tanto tempo, che l'omosessualità è una variante naturale dell'eterosessualità e che le teorie riparative, cioè quei processi di cui parlava l'insegnante, sono considerate pratiche senza alcun fondamento scientifico da parte dei maggiori organi Italiani di psicologia, come l'Ordine degli Psicologi del Piemonte, che si è schierato contro le affermazioni (ipotetiche, a questo punto) della professoressa nel suo comunicato stampa ufficiale.