Matteo Renzi, da quando ha assunto la carica di presidente del Consiglio, è riuscito a costruire un'immagine forte della sua persona delineando una sorta di carisma personale. Egli ha richiamato, in molti suoi discorsi ufficiali in istituzioni nazionali e internazionali, la propria esperienza di sindaco cioè di quella figura che, all'interno del sistema italiano e non solo, è di fatto la più vicina al cittadino e che pertanto condivide maggiormente i suoi problemi quotidiani.

La creazione di tale strategia gli ha permesso di ottenere un forte consenso mostrandosi come "rottamatore" ovvero colui che voleva ringiovanire la vecchia guardia di un centro sinistra, fino a qualche anno fa guidato da Bersani, che aveva la responsabilità di sostenere il governo di Enrico Letta.

Un Governo ormai stanco e non in grado di elaborare metodi efficaci per mobilitare un elettorato sempre più sfiduciato verso la classe politica e che recentemente stava per essere assorbito dal populismo proposto da Beppe Grillo.

Renzi ha cercato di fronteggiare questa situazione arrivando con determinazione a Palazzo Chigi senza essere eletto dal corpo elettorale, riuscendo a colmare quel vuoto ideologico e per certi aspetti istituzionale, mostrandosi come l'unica alternativa razionale a un Berlusconi sempre più indebolito a livello politico e personale a causa delle sue vicende giudiziarie e al Movimento Cinque Stelle che ha mobilitato le piazze per criticare il sistema esistente, non proponendo tuttavia ricette efficaci per cambiare il paese.

L'attuale presidente del Consiglio è riuscito a identificare i problemi più urgenti per l'Italia, a proporre soluzioni con scadenze precise, a confezionare messaggi di facile comprensione per l'opinione pubblica facendole "toccare con mano", a poca distanza dalle elezioni europee, 80 euro in più in busta paga.

Gli effetti positivi in quella tornata elettorale sono stati immediati, dal momento che la coalizione di centro sinistra da lui guidata (in quanto leader del Pd) ha ottenuto, per la prima volta nella sua storia, il 40,8% dei voti.

Renzi ha usato tale risultato come mezzo di pressione per contrastare le opinioni ,su diverse questioni, contrarie del suo partito ma anche di qualche membro della coalizione di governo e addirittura in ambito internazionale cercando così di ottenere più flessibilità nell'utilizzo dei fondi europei. Il malcontento popolare è indubbiamente forte a causa della perdita di numerosi posti di lavoro nel nostro paese nonostante la riforma, tanto contestata, del Job Act, soprattutto per quanto riguarda l'abolizione dell'articolo 18 nonostante le tutele crescenti per i giovani assunti dalle aziende a tempo indeterminato e una presunta riduzione delle tasse di 18 miliardi quasi come se ci fosse stato un tentativo di traslare in un contesto semantico positivo il famoso "18" incentivando così le persone ad accettare la modifica dello Statuto dei Lavoratori.

Le iniziative dell'esecutivo contengono davvero i contenuti pubblicizzati o nascondono altro? La risposta a tale quesito può solo provenire da un'attenta verifica tra quanto l'ex sindaco di Firenze ha pubblicizzato sui diversi social network (soprattutto Twitter) scavalcando così quasi del tutto la mediazione giornalistica e i documenti ufficiali stilati dal ministero dell'Economia che, si sa, non rispettano i canoni mass mediatici a causa di un linguaggio troppo burocratico che lui vorrebbe abolire non solo nel nostro paese ma anche in Europa.