In un Paese in cui il lavoro è un'ipotesi (per molti) e nel quale nascono sempre meno bambini, sarebbe cosa logica, buona e giusta, incentivare il ricorso a forme di previdenza individuale al fine di permettere, ai pensionati dei prossimo decenni, di tutelare il proprio tenore di vita. In effetti, le parole e i buoni propositi, almeno sino a qualche anno fa, erano questi, tanto è vero che, proprio per dare impulso a queste forme di accantonamento individuale, era stata elevata la deducibilità dal reddito dei premi versati sino all'importo di euro 5.164,65 (per tutti).
Era stata inoltre prevista una tassazione agevolata, nell'ordine dell'11%, sui frutti maturati dagli investimenti effettuati in tali forme previdenziali.
Il tutto per fare in modo che, anche in Italia, i lavoratori (soprattutto i più giovani) iniziassero a pensare seriamente al loro futuro, tenuto conto che, le prestazioni previdenziali garantite dall'Inps, saranno via via sempre più ridotte e quindi, mantenere un tenore di vita accettabile e decente, sempre più difficile. Ora, invece, si sta andando esattamente nella direzione opposta. La tassazione è stata aumentata (e non di poco), ed è stata praticamente equiparata a quella degli altri prodotti/investimenti finanziari. Una batosta non da poco anche per chi sceglierà di vedersi riconoscere il Tfr maturato in busta paga.
Si leggono e si sentono tante parole in merito a politiche per stimolare l'economia, il lavoro, l'occupazione giovanile; si parla tanto (e spesso sono solo parole vuote) di politiche economico-sociali volte a dare e garantire un futuro ai giovani e ai nostri figli: sarebbero queste le misure adottate in tal senso? Tutto e il contrario di tutto, in un Paese dove, notoriamente, l'italiano medio non pensa più di tanto al proprio futuro pensionistico: "Qualcuno provvederà" è il ritornello che si sente spesso ripetere.
Chi visse sperando, però, morì.......
È ora che si prenda coscienza del periodo in cui stiamo vivendo e del futuro al quale andremo incontro. È ora che ognuno faccia la sua parte, cominciando da chi, carte alla mano, ha il dovere e la responsabilità di farlo. Occorrono fatti e non parole. Soprattutto occorre coerenza: non debbono essere sempre gli stessi a pagare, perché, a forza di tirare la corda, si rischia seriamente che prima o poi si spezzi.