Siamo in guerra, è inutile negarlo: una guerra religiosa e culturale, prima di tutto. L'Occidente è nel mirino dell'Isis che l'altra sera ha rivendicato, 10 mesi dopo l'attacco a Charlie Hebdo, ben seiattacchi terroristici simultanei a Parigi.Circa128 morti e 80 feriti, numeri destinati ad aumentare, purtroppo. L'Isis ha colpito l'intera Europa, il nostro modo di vivere, i luoghi di aggregazione umana, definendoli in un documento postato sul web "luoghi di perdizione"; minaccia di colpire anche Roma, Londra e Washington. Questa organizzazione criminale, che però si considera un vero e proprio Stato islamico e controlla e amministra in autonomia un territorio abbastanza esteso tra la Siria e l'Iraq, combatte da alcuni anni nella guerra civile siriana contro il Presidente sciita Assad e da un paio di anni ha iniziato a combattere contro i ribelli più moderati.
L'obiettivo è quello di istituire il califfato, teorizzando una guerra totale anche contro l'Occidente.
Origini dell'Isis
Secondo i maggiori esperti di jihadismo in Iraq e in Siria, l'Isis (Stato islamico di Iraq e Siria), in Iraq può contare su circa ottomila uomini, numero esiguo per poter controllare una città, ed è per questo che si è alleato con tribù sunnite e con gruppi baathisti (cui apparteneva anche Hussein). Tre sono i personaggi chiave per poter comprendere la nascita dell'Isis: il più noto, Osama Bin Laden, alla guida di Al Qaeda, Al-Zawahiri, che ha preso il posto di Bin Laden dopo la sua uccisione nel 2011, e Al-Zarqawi, rivale di Bin Laden, appartenente al movimento dei mujaheddin.
Nel 2000, Zarqawi decide di fondare un suo gruppo diverso da Al Qaeda, con l'obiettivo di innescare una guerra civile sfruttando a sua favore la difficile situazione religiosa in Iraq, al cui comando c'era il sunnita Hussein, contro la maggioranza della popolazione sciita, ed iniziando una campagna di sabotaggi verso centri economici e turistici di stati musulmani, affinché la popolazione locale si sottomettesse agli occupanti islamisti.
Attualmente, al posto di Zarqawi c'è Al-Baghdadi, che se nel 2007 ha subito un indebolimento grazie alla strategia attuata in Iraq dal generale statunitense Petraeus, collaborando con le tribù locali che non tolleravano gli estremisti, dal 2011 il gruppo di Al-Baghdadi ha ripreso a rafforzarsi, complice la politica violenta del premier sciita Al-Maliki, attuata contro i sunniti.
Ma chi finanzia l'isis? L'Occidente ha delle colpe? Bisogna ricordare che tra i rifocillatori di questa organizzazione terroristica, in cambio di petrolio, vi sono Paesi alleati dell'Occidente come Turchia, Qatar, Arabia Saudita.
Cosa fare?
Complici della drammatica situazione in cui ci troviamo oggi, sono anche le scellerate scelte politiche adottate dai governi occidentali. Attenzione, però, a non gridare al tanto fascinoso complottismo che vuole sempre e solo gli Stati Uniti, (che pur hanno commesso degli errori, fomentando la rivolta contro Assad) responsabili di tutto, né si può escludere un intelligente intervento militare, senza il timore di essere considerati dei guerrafondai, poiché altre mosse risolutive non ve ne sono.
L'Occidente ha fatto la guerra a chi nemmeno l'aveva dichiarata (si è bombardato inutilmente in Libia) e ora dovremmo giocare a fare i pacifisti, lasciandoci uccidere?
L'Isis mira soprattutto a destabilizzarci, a farci chiudere in noi stessi, a toglierci la libertà di uscire e aggregarci con altre persone, in un bar, in un ristorante, in un teatro, al cinema, ad un concerto. Questa per loro è già una grande vittoria, ma l'Isis, attraverso una politica europea compatta e sistemica e una leadership forte, può essere sconfitto, magari guardando proprio a quella Russia tanto osteggiata dall'Europa.