Il nuovo rogo arriva ad incendiare la dialettica politica, al momento esagerato perché il governo ha ventilato solo delle ipotesi. Il tentativo sarebbe quello di rivedere la disciplina sulla erogazione della pensione di reversibilità, graduando maggiormente le soglie e i parametri di accesso. Fuoco e fiamme dai commentatori della politica, appunto, saliti sulle barricate per blindare lo status quo. Alcune parti non sono disposte a concedere nulla in nome di principi diventati dogmi e da altri acquisiti in fieri per sperimentare l’efficacia a fini elettorali di nuovi spot.

Tutti però sconfessati dai tempi che cambiano e dal pragma. Nel caso specifico non esistono più sposi che tengono fede all’amore in malattia fino alla separazione della morte. I legami sono molto più lenti e si riducono prima. Lo dimostra la casisitca, la legge e adesso anche le Unioni Civili.

Il criterio principale per la reversibilità

Attualmente l’indennità reversibile viene trattata per 4,3 milioni di italiani, una quota incrementata ogni anno di 190-180 mila unità, una pendenza che sovraccarica e mette in sofferenza il welfare, spinto a pompare nel 2016 40 miliardi in più. La ratio generale prevede che venga agganciato al beneficio il congiunto di un defunto che abbia raggiunto al minimo 15 anni di contributi, o 5 di cui 3 nel quinquennio precedente il decesso.

Altre variabili intervengono a derogare il quadro principale: come la presenza di figli, reddito, Pensioni estere. Alla Commissione Lavoro sono in esame proposte per graduare in salita i vari coefficienti. Qualora il disegno di legge delle Unioni Civili incassasse il placet del Parlamento, la platea dei beneficiari si allargherebbe, aprendosi anche agli omosessuali e da lì le coppie di fatto etero avanzerebbero impugnative giudiziali per meritare pari trattamento.

Adeguare le leggi alla nuova realtà

L’antico matrimonio ha subito in tempi recenti vari traumi, addebitabili alla corrosione di forze sociali che la giurisprudenza è stata costretta a interpretare, perché le leggi non invecchiano ma ringiovaniscono. Pensiamo alla sconfessione dell’ex articolo 29 della Costituzione che ha esitato il divorzio breve, prova di un evento culturale e di costume quale è la più facile solubilità del matrimonio, da cui l’urgenza di uno scoloramento della normativa anche nel caso di disciplina previdenziale: non sono più ammissibili regole tanto inclusive e larghe per la pensione di reversibilità.

In questa luce non sono più adeguate alla realtà con una infrazione del principio di specularità che, a mio avviso, il legislatore non può sottomettere. Inoltre bisogna fare ordine nell’intrigo dei vari trattamenti assistenziali, e rivedere le competenze nell’erogazione fra lo Stato e i Comuni. La spesa destinata a questo beneficio viene sottratta alla previdenza per i giovani, compiendo un aborto generazionale, ed è finanziata con un terzo dei 90 miliardi che lo Stato destina all’Inps, riscossi dagli oneri sui cittadini. La politica dovrebbe scendere dalla barricate ed entrare nelle case.