Casaleggio, guru-fondatore ed ideatore del Movimento 5 Stelle, soleva ricordare che l'ispirazione del movimento dovesse essere Francesco d'Assisi: "noi nasciamo lo stesso giorno del santo". Sarebbe stato bello se il tutto si fosse tradotto in atti pratici. Sì, avete letto bene, sarebbe stato, perchè nonostante la brevissima vita politica del movimento, in soli tre anni dall'ingresso nel Parlamento dei corrotti e mafiosi politici di professione, i grillini hanno pienamente disatteso le premesse (fatta salva la lodevole iniziativa del microcredito per le imprese).
Andiamo con ordine.
La bufala dei rimborsi rifiutati
La prima grande mossa fu il rifiuto dei 42 milioni di euro di rimborsi, in seguito alle elezioni politiche del 2013. Grillo ed i suoi ne hanno fatto uno spot di propaganda elettorale. Tuttavia il M5S ha detto solo una parte di verità, mascherandola oltretutto. La legge sul finanziamento ai partiti, prima del dl 149/2013 del governo Letta che ne ha previsto l'abolizione, ha visto nella riforma del governo Monti l'ultima modifica. Con la legge 96/2012, infatti, si è passati ad una revisione delle modalità del finanziamento ai partiti. In particolar modo, si è previsto che quel determinato partito che non avesse un proprio "statuto democratico" sarebbe stato considerato inidoneo a percepire il finanziamento stesso.
Ebbene, il M5S non ha uno statuto democratico, indi per cui non ha potuto percepire i 42 milioni. Mossa demagogica e propagandistica, quindi. Abbastanza triste.
Omissioni: finanziamenti ai gruppi e rimborsi ai parlamentari
Ancora più gravi sono le omissioni, su cui i pentastellati fanno continua propaganda. Nonostante la farsa sul rimborso di 42 milioni che non spettava al movimento (quindi non hanno rinunciato a nulla!) i parlamentari 5 stelle si "dimenticano" fatalmente di riportare correttamente i soldi che percepiscono in quanto singoli ed in quanto gruppo parlamentare.
Il sito della Camera dei Deputati riporta che tutti i gruppi parlamentari hanno riscosso i finanziamenti a loro attribuiti per regolamento. Sorprende vedere nella lista il gruppo "Movimento 5 stelle"? In 5 anni di legislatura percepiranno 35 milioni di euro. Come tutti, s'intende, ma è scorretto fare propaganda omettendo questi 35 milioni di particolari.
Un'altra sorpresa coglierebbe il lettore qualora andasse a verificare le quote dei rimborsi dei parlamentari sul sito tirendiconto.it. Fatti salvi alcuni parlamentari 5 stelle (tra cui Barbanti, ora al PD, Della Valle e Bernini) per quelli più in vista si riservano meraviglie. Di Maio, ad ottobre, ha incassato 3246 euro, restituendo 1694 di indennità, ma ricevendo 10516 euro di rimborso. La voce che li giustifica? "Attività sul territorio", nulla più. Pochino, se fai della trasparenza il tuo mantra.
Mario Giarrusso ha ricevuto un rimborso di 10066 euro, giustificati con voci assai generiche. Di Battista, a dicembre 2015, ha restituito 497 euro di rimborsi, percependone però 6282 per spese non meglio identificate, come ad esempio 495 euro in trasporti: Di Battista risiede a Roma, ed i parlamentari godono di tariffe agevolate per il trasporto pubblico.
Sarebbe triste venire a scoprire che il "Diba" non usa i mezzi pubblici (secondo mantra) come i cittadini.
Come i cittadini? Che presa in giro
Come i cittadini? Grillo stabilì che per i parlamentari 2500 euro mensili per vivere a Roma fossero sufficienti, salvo poi rettificare e portare la quota a 3000. Vi sono famiglie romane che vivono con 500 euro al mese, ma per un parlamentare 2500 non bastano? Magari i cittadini potessero passare come Di Maio e Di Battista da un reddito di 0 euro nel 2012, ad uno di 98471 dal 2013 in poi. Oppure raddoppiare il reddito imponibile come Grillo nell'ultimo anno. Grillo che predicava l'ecologia, ma possiede Ferrari ed una barca a motore. Finito l'effetto sorpresa, i grillini si sono adeguati al sistema.