Altro che sorpresa. Il Crotoneè diventata una solida realtà del campionato cadetto, solida realtà che si appresta a varcare i cancelli della Serie A, Pescara permettendo. Una squadra rocciosa, grintosa e che gioca con cuore: non serve nient'altro per definire la squadra calabrese, che l'anno scorso è riuscita a salvarsi dalla Lega Pro sul filo del rasoio.

Chi si sarebbe aspettato un exploit così dopo il diciassettesimo posto dell'anno passato? Sicuramente il presidente Vrenna ci ha visto lungo nel porre il potere nelle mani di Ivan Juric, allenatore che con la sua filosofia di gioco ha saputo dare carattere alla squadra, ha saputo plasmare ogni singolo giocatore a suo piacimento.

E così siamo arrivato a poche giornate dal termine, con il Crotone in vetta alla classifica con 66 punti, uno in più del Cagliari e ben 14 in più del Pescara. I numeri sono da grande squadra, senza alcun dubbio: 19 partite vinte, 9 pareggi e solo 4 sconfitte.

Crotone, hai ravvivato un campionato

Se non ci fosse stata la squadra rossoblu, il campionato cadetto sarebbe stato dominato o quasi dall'altra squadra rossoblu, il Cagliari, che si trova a lottare con i calabresi ogni giornata, con diversi capovolgimenti di fronte per quanto riguarda l'ordine di arrivo sul rush finale. Tutto questo è possibile grazie al mercato oculato che la società ha condotto, mercato come sempre mirato al futuro con acquisizione di giovani talentuosi.

Infatti, da sempre il Crotone ha rappresentato una cantina in cui far maturare i vini delle altre società, diventando poi dei pezzi unici. Due esempi eclatanti sono Florenzi e Bernerdeschi, italiani che ora stanno facendo le fortune di Roma e Fiorentina.

I prossimi sembrano essere Martella, Capezzi, Ricci e Budimir, quest'ultimo la punta di diamante di un organico ben amalgamato nei suoi componenti.

Ogni reparto ha infatti un giocatore di spicco, uno dal rendimento assicurato, ma che passa in secondo piano per il grande cuore della rosa intera. Non è Martella a correre, non è Capezzi a dirigere, non è Budimir a segnare ma è la squadra intera a farlo.

Quando non si parla tanto dei singoli, significa che si sta facendo un buon lavoro.