Nell'ultimo incontro avvenuto a Roma tra Matteo Renzi e Juncker, presidente della Commissione europea, il premier italiano ha sottolineato l'impegno dell'Italia nella riduzione delle procedure d'infrazione a suo carico. Infatti, dall'insediamento del governo Renzi, le procedure sono calate da 199 alle attuali 83. Ma cosa sono le procedure d'infrazione? Cosa comportano? Come sta cambiando il nostro modello di sovranità nazionale?

Procedure d'infrazione a carico dell'Italia: quanto ci costano

La procedura d'infrazione è un procedimento a carattere giurisdizionale eventuale, disciplinato dagli articoli 258 e 259 del TFUE, pensata per sanzionare i paesi membri dell'UE responsabili della violazione degli obblighi derivanti dal diritto comunitario.

La sanzione è una multa, che viene comminata nel momento in cui lo stato membro non recepisce la direttiva comunitaria. Sul sito della Presidenza del Consiglio, nella sezione sulle politiche europee, vengono riportate tutte le attuali procedure d'infrazione a carico dello'Italia. Attualmente sono ben 83, a discapito delle 199 di due anni fa. L'inadempienza, come riporta il sito, consiste nel mancato recepimento della direttiva europea. Ogni direttiva deve essere recepita tramite atto normativo; non è disattendibile.

Nel caso dell'Italia, le procedure vanno dal mancato recepimento della direttiva sulle impronte digitali, a quella sulla mancata armonizzazione degli obblighi di trasparenza, fino alla Xylella, passando per lagestione dei rifiuti in campaniae sulla qualità dell'aria, per non parlare della presenza di 3 corpi armati, che l'Europa ha chiesto di accorpare.

Ciascuna di queste mancanze comporta una multa, che viene pagata ovviamente con soldi pubblici. Il sito della Presidenza del Consiglio non riporta, in numeri, la portata delle multe, ma solo la dicitura " Messa in mora art 258 TFUE". Non sappiamo quanto paghiamo all'Europa, tuttavia è possibile ricavare una stima dei costi.

In rete non vi sono stime ufficiali, ma economisti e lavoratori del settore indicano un esborso giornaliero di circa 200000 euro. La bellezza di 3,5 miliardi annui, lo 0,15% del PIL. Un'enormità, se si pensa che per il taglio dell'IMU che tanto ha fatto discutere, si è prevista una copertura di poco superiore ai 4 miliardi di euro.

Ciò che non ci dicono sulla sovranità nazionale: un modello da ripensare

Il vero problema consiste nel fatto che la sovranità nazionale, le decisioni del Parlamento, sono strettamente legate e limitate da un'entità sovranazionale, l'Unione Europea. Il parlamento ratifica le decisioni dell'Unione Europea, ovviamente non in tutti i campi. Le direttive lasciano liberi gli stati di scegliere i mezzi e gli strumenti con cui attuarle, ma costringono gli stessi ad attuarle, volenti o nolenti. Nessuno ci viene a dire che la stepchild è richiesta da una direttiva europea. La mancanza di una norma che la disciplini, comporterebbe una multa da pagare. Così come il decreto sull'espropriazione diretta delle banche è contenuto in una direttiva, non disattendibile.

La nostra Costituzione , agli articoli 10 e 11, recita "L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internaz. generalmente riconosciute"(art 10) e " L'Italia consente alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni" (art 11).

Viviamo un profondo momento di transizione, e vediamo una progressiva erosione della sovranità nazionale, una continua esautorazione dei poteri nazionali. La nostra sovranità interna diventerà sempre più un'illusione, un qualcosa di intangibile, di inafferrabile. Dobbiamo quindi ripensare e riformulare il modello di stato, non più come entità individuale, ma come facente parte di una confederazione di stati, che saranno gli "Stati Uniti d'Europa". Sarebbe bello avere chiarezza da parte di chi governa, soprattutto circa la direzione che si vuole prendere. Francamente, la strada intrapresa non sembra la migliore possibile.