Coinvolge, stravolge, interroga. O urta, disturba, provoca. È la pièce di un autore che è ormai un “carattere” del teatro, che ha esportato l’italum acetum, alle origini della farsa autentica del nostro spirito graffiante, oltre i confini. Si intitola “Sul concetto di volto nel figlio di Dio” e la griffe è di Romeo Castellucci. Lui è abituato a cavalcare applausi e polemiche, e questa volta offre il suo spettacolo il prossimo 5 aprile all’auditorium Melotti di Rovereto, provincia di Trento. Già nel 2012, alle prime presentazioni, il Vaticano aveva lanciato l’interdetto.
Il volto di Gesù bersaglio degli escrementi? Sacrilegio. Ma quale opera d’Arte con la “O” maiuscola non ha depistato dall’ortodossia, non ha offeso, scarificato ogni sentimento di quiete alla catarsi? Il titolo dell’opera non ha un punto di domanda, ma la parola chiave è “concetto”, dunqueè obbligodiscuterne.
Escrementi sul Salvator Mundi
La scelta è quella di una scenografia senza troppi orpelli. Il centro è tutto lì, nella gigantografia del Salvator Mundi di Antonello Da Messina. È quel volto che il cristiano sente su di sé, sempre. Perché nel cristianesimo la fede è sempre fede in una presenza, nella vita, nel cuore, nell’ostia e nel vino. Ma questa volta è l’uomo, non da dietro un altare, senza nessun paramento sacro, dalla sua condizione infima, che sconsacra e compie un inverso atto di scomunica.
Nella scena finale attori bambini bersagliano quell’icona di stile fiammingo di cui il suo autore si era anche pentito, per siglare l’atto con la scritta: “Non sei il mio pastore”. In fondo oggi quale arte riscuote ancora considerazione se non i graffiti sui muri. Al termine la figura resta intonsa di liquami. Per la Chiesa (tutta o solo il Vaticano?) un’ingiuria peggiore del fanatismo iconoclasta e già nel 2012 i cattolici tradizionalisti di Francia avevano protestato chiedendo un rogo morale per l’opera, detto altrimenti, censura.
A Rovereto nel pastone delle polemiche è finito anche il Comune per aver sponsorizzato la tourneé.
Non si può offendere Cristo in epoca di terrorismo islamico
Più che la furia dissacratoria, disturba il confronto con i musulmani, quasi per una sorta di invidia verso la loro ortodossia che non si salva dalla deviazione del fondamentalismo fanatico.
Claudio Cia, consigliere provinciale della lista Civica trentina,ha evidenziato come non si possono offendere i segni della cristianità in questo momento storico. Gli fa eco Giorgia Meloni che scandisce: 'Nei giorni in cui i cristiani vengono uccisi in tutto il mondo per la loro fede, questi infami insultano i simboli della cristianità, nascondendosi come topi dietro il paravento della 'libertà artistica'. Eppure dice Castellucci: ’Voglio incontrare Cristo nella sua assenza’. Cosa conta a questo punto adorare un volto? Frutto di fantasia, di stili artistici, dove non si rappresenta Cristo ma un’idea. Ognuno ha il suo volto. È lo sforzo umano che cerca di dare forma a ciò che forma non ha perché è ineffabile.
Si tratta di mettere insieme il volere e il volto di Dio…io voglio stare di fronte al volto di Gesù, là dove ciò che più mi stupisce è la prima parte della frase: io voglio'. In fondo una chiosa a Kant che, parafrasato, diceva, non posso dimostrare con la ragione che Dio esiste, ma ‘voglio' credere".