Sembrano lontani anni luce i tempi in cui l'Europa unita politicamente, oltre che dal punto di vista geografico, veniva descritta come la grande rivoluzione che avrebbe traghettato i popoli del vecchio continente verso il futuro.
Un futuro fatto di ricchezza e prosperità economica, un'evoluzione dal punto di vista sociale e un notevole passo avanti per la vecchia e frammentata Europa nello scacchiere geopolitico internazionale. Il grande passo che avrebbe reso tutto più agevole e fruibile era la creazione e l'adozione, da parte di tutti gli stati membri, di una moneta unica che avrebbe abbattuto, una volta per tutte, le poche barriere rimaste.
Questo racconto lo abbiamo ascoltato da più voci. Ciò che poi in realtà è accaduto, che è storia, è tutt'altro.
L'Unione Europea sulla carta non ha portato cambiamenti o coesioni dal punto di vista sociale. I legami tra i popoli che vi sono e che c'erano erano preesistenti. Le migrazioni interne al continente per motivi professionali, di lavoro, di studio e di svago sono sempre esistite. Gli europei si spostano per lavoro o altro anche fuori dai limiti dell'Unione.
Il Regno Unito di Gran Bretagna che forse non ci ha creduto mai fino in fondo oppure si è meglio fatto due conti in tasca, ha scelto di alzare dei paletti intorno a questa 'grande rivoluzione' e già quando tutti gli stati membri hanno adottato la moneta unica ha preferito conservare la sua amata sterlina.
Una scelta che si è rivelata abbastanza saggia nel tempo ma che comunque non è bastata a preservare il popolo inglese dai continui 'salassi' imposti dall'Unione.
'Con il Brexit hanno vinto i vecchi contro i giovani' è un falso
Andrea Coccia, dalle pagine de Linkiesta, smentisce punto per punto tutte le falsità che hanno riempito le colonne della stampa italiana e non solo riguardo l'esito referendario sulla Brexit.
Innanzitutto tutto ciò che è stato detto riguardo il conflitto generazionale che sarebbe alle spalle e alla base del risultato elettorale. Per Coccia è tutto 'falso come una banconota da 30 euro'.
I dati utilizzati in supporto della tesi del conflitto tra vecchi e giovani si sono basati su un'indagine condotta, una settimana prima del voto, da YouGov su 1652 persone di cui gli over 65 erano 73.
Avete letto bene. Tutto quello che è stato scritto dalla stampa e detto nei dibattiti pubblici sulle 'famiglie inglesi spezzate dal voto' era basato sul sondaggio cui hanno partecipato neanche 2000 inglesi e 73 'vecchi'.
Le uniche riflessioni plausibili sono quelle basate sui dati ufficiali del voto, sul confronto con precedenti votazioni e sull'analisi socio-economica dei bacini elettorali. Il Guardian ha compiuto un'analisi di questo tipo e ne è emerso che il dualismo non è imputabile all'età anagrafica degli elettori bensì al livello scolastico, allo status sociale e alla ricchezza procapite. Non una 'guerra', se così la si vuol definire, tra giovani e vecchi ma tra ricchi e poveri.
Le elezioni annullate in Austria
Un altro brutto rospo da ingoiare per gli Eurofan è l'annullamento delle elezioni austriache avvenuto lo scorso 22 maggio a causa di irregolarità riscontrate in 14 circoscrizioni elettorali.
Non si può parlare di veri e propri brogli ma solo di mancato rispetto delle procedure elettorali. Il regolamento prevede di aspettare l'esito del voto nei seggi prima di iniziare il conteggio dei dati giunti per posta due settimane prima del voto. In base al racconto di diversi testimoni ascoltati dalla Corte Costituzionale è una procedura non regolare ma che 'si è sempre fatto così'. Evidentemente nel Paese qualcosa è cambiato o sta cambiando e il 'si è sempre fatto così' non regge più neanche in Austria.