Un dibattito poverissimo e noioso.La politica ridotta ad un battibecco riempito solo di contenuti superficiali e di frasi velenose. Le attese di 120 milioni di telespettatori erano ben diverse: mai come questa volta la scelta del nuovo presidente appare moltofaticosa per gli elettori americani.Perchè dal dibattito è emerso, davanti agli occhi di tutti,quanto entrambi sianoinadeguati al ruolo.

Due modelli di comunicazione

Comunque, ci tocca commentare quel che passa il convento. Così, ad emergere sono due approcci diversi al confronto verbale: quello di Trump basato su un linguaggio evocativo e semplificato, reso attraverso uno stile polemico, a volte sarcastico.

L'ex first lady, invece, si trova a proprio agio blandendo il contendente, smorzando i suoi attacchi, glissando fino a giungere dove vuole, fino a condurre il "Donald" in campo aperto e lìcolpirlo con studiata ferocia.

Insomma, la Clinton, rintanandosi in difesa ha il realtà condotto il gioco mettendo in difficoltà Trump su tasse, razzismo, politica estera, economia, facendo emergerela sua scarsa preparazione ad affrontare temi scontati. Un errore che Trump ha dovuto incassare dopo essere partito dall'idea che l'attacco fossela migliore difesa: no, ha solo sprecato energie mostrando i punti deboli.

Due interpretazioni da navigati attori

Eppure, i due candidatipossono dirsi soddisfatti. La Clinton ha dimostrato di essere in forma, di possedere una strategia, di non temere affatto Trump, di essere determinata.

Il programma è carente e non appassiona gli elettori, ma è rassicurante. Trump invece doveva dimostrare di saperdialogare, di possedere equilibrio, di essere uno che ha saputo fare business, fuori dall'establishment, con le idee chiare sul rilancio dell'economia e pronto a mettere in campo una politica aggressiva in difesa dell'america.

Entrambi i messaggi sono passati. Altro sarà verificare come saranno interpretati dagli elettori. Trump fin qui ha attrattoperchè è un "atipico" che si esprime come farebbe chiunque degli americani "arrabbiati" pronti a spingerlo fino alla Casa Bianca. Un businessman che non si nasconde: "faccio l'interesse delle mie aziende, sfrutto le leggi che avete fatto voi" ha rintuzzato la Clinton ponendosi ben al di qua della barricata della classe politica.

Tuttavia, deve compiere una scelta coerente: è un uomo d'affari cinico che intende metterela propriagrinta al servizio della nazione? Oppure è un uomo d'affari generoso e corretto? La Clinton, d'altra parte, incarna un'America prudente, presentabile, autorevole, progressista nei diritti. E' consapevole che questa dimensione, nel melting pot degli Stati Uniti, rende forte la sua candidatura. Però, questa posizione polarizza l'elettorato con effetti difficilmente prevedibili e forse paradossali come il rendere Trump una calamita per quei gruppi sociali che si sentono assediati.

Contenuti? Due nulla

In breve, due maschere da "commedia dell'arte". Incapaci di compiere un ragionamento politico, di spiegare i fondamenti della loro strategia.

Trump vuole ridurrele tasse, chiama in causa il "reaganismo", invocal'applicazione del principio"legge e ordine" per un'America allo sbando, più volte definita "nazione da terzo mondo".Slogan che lambiscono in superficie, leggono gli effetti e noncolgono le cause. hillary clinton usa come una clava il suo sentirsi paladinadel "politically correct", pronta a difendere diritti e salari senza spiegare come farlo senza incrementare il deficit, anche lei carente nell'indagare i mali dell'America contemporanea e nel comprendere le ragioni del fronte repubblicano sempre più radicalizzato. Nessuno dei due ha saputo fornire idee per arginare la recrudescenza della violenza razziale o definirne le ragioni.

Hanno battibeccato rinfacciandosi vari "tu hai detto", "tu sei stata", "tu hai fatto", "tu non hai fatto", come due comari che disputano per appendere i panni. Uno spettacolo penoso, segnodell'incredibile decadenzadella politica americana.