Il giornale satirico francese Charlie Hebdo ha pubblicato una vignetta dal titolo "Terremoto all'italiana", parafrasando i famosi e numerosi titoli di film del nostro cinema. La vignetta mostra delle persone insanguinate e schiacciate dalle macerie e a queste persone viene associato il nome di un tipo di pasta, dalle penne all'arrabbiata alle lasagne. Oggi in Italia ci siamo accorti di questa vignetta e ci stiamo indignando. L'associazione tra il sangue e il sugo non è una novità, ma il significato di questa vignetta non è immediato. Sappiamo che uno dei paesi colpiti dal sisma del 23 agosto scorso era la patria di un sugo usato per la pasta, sappiamo che all'estero ci chiamano "spaghetti" in tono canzonatorio, tuttavia sembra che la vignetta prenda di mira dei disgraziati e dei morti innocenti, allora sorge subito la domanda: che Satira è? Gli italiani sono bravi a far da mangiare, ma non sanno costruire case che restino in piedi.

Questa potrebbe essere una possibile interpretazione della vignetta. I terremotati diventano cibo, leggi: qualcuno mangia sul terremoto, leggi: alcune persone lucrano e guadagnano soldi su questa disgrazia. Questa è un'altra possibile interpretazione, ma per arrivarci occorre fare i salti mortali mentali, segno che forse il vignettista non è un fenomeno. Anche perché nella vignetta non vengono rappresentate le persone che lucrano sulle disgrazie, quindi sembra che il bersaglio siano i terremotati o il popolo italiano. Se voleva essere una vignetta contro la corruzione e la mafia, forse doveva essere disegnata diversamente. Se io voglio prendere in giro i nazisti e disegno un posacenere con scritto album di famiglia in mano a un ebreo, il messaggio che passa è che me la sto prendendo con gli ebrei.

Quindi oltre a far incazzare le comunità ebraiche, sbaglio anche bersaglio e mi avvicino alle persone che volevo criticare. Ci può anche stare di essere talmente cinici da voler offendere gratuitamente le persone più deboli, solo che non ci si può più trincerare dietro al diritto di satira, semplicemente perché non si tratta più di satira, in senso tecnico.

Si tratta di black humor, che ha la caratteristica di essere cattivo, cinico, spietato. La satira, in senso letterale, è l'alternativa alla rivoluzione: si tratta di colpire i potenti non con le armi, ma con le parole (o con le vignette). Nel caso della vignetta di Charlie Hebdo sul terremoto, i potenti non vengono rappresentati e non è immediatamente chiaro chi sia il vero bersaglio.

Il problema della coerenza

La redazione di Charlie Hebdo fu colpita da un grave attentato nel 2015, in cui furono uccisi dei vignettisti (e per la cronaca morì anche un poliziotto musulmano). L'attentato fu rivendicato dall'Isis come rappresaglia per alcune vignette su Maometto. Anche se in quel caso non si stava prendendo in giro un potente, ma un profeta, cioè una religione. Satira è se si prende di mira il papa, che è una persona fisica e anche potente. Ma indipendentemente dal fatto che la si chiami satira o black humor o cinismo o cattiveria gratuita, il problema della coerenza dei giornalisti italiani è relativo alla solidarietà con i vignettisti (ricordate l'hashtag #jesuischarlie?) quando furono vittima del fanatismo (chissà poi quanto veramente islamico), che oggi diventa presa di distanza (non sono più charlie) e sdegno.

Si può dire che i meno raffinati intellettualmente, cioè coloro che dissero fin da subito che i vignettisti se l'erano cercata, sono oggi i più coerenti. I discorsi sulla libertà di espressione rimangono invariati: o si difende sempre, o non si difende mai. Sul concetto di satira invece mi pare ci sia ancora molto da discutere, ma rischia di diventare una sterile disquisizione terminologica. A ciò va aggiunta una banale considerazione: non sempre le vignette vengono bene, ma il problema riguarda l'editore della rivista.