Esplode come una bomba la questione riguardante il #rimborso chiesto da #Luigi Di Maio, front-leader del Movimento 5 stelle. Il vicepresidente della Camera ha infatti richiesto un rimborso di 108 752 euro in tre anni da parlamentare per "attività sul territorio". Imbarazzo dei vertici pentastellati, lui si difende. Siamo al capolinea del Movimento?

Di Maio nei guai: come spiegare i 100.000 euro di rimborso?

Non è un problema che un parlamentare chieda 100.000 euro di rimborso per attività sul territorio, o meglio, dovrebbe essere un problema, ma possiamo generalmente accettarla come prassi (sbagliatissima) per la totalità della nostra classe politica.

Il problema sorge quando un movimento che si fa promotore di #onestà, limpidezza, trasparenza e che si propone di portare i cittadini in Parlamento, finisce per comportarsi come, se non peggio, della tanto vilipesa classe politica. I vertici del Movimento 5 Stelle sono imbarazzatissimi. Voci di corridoio vogliono la base del direttorio e dei militanti romani sul piede di guerra.

La debole difesa

#Di Maio si è difeso spiegando che: "È una dicitura fittizia. Non si tratta di spese per #eventi sul territorio, come se si finanziasse qualche attività sul territorio. Sono spostamenti logistici e ciò che permette ad un qualsiasi parlamentare di spostarsi sul territorio". La toppa è peggio del buco. Per un parlamentare, le spese per i trasporti sonogratuite.

A sostenere questa tesi è infatti intervenuta la deputata PD Alessia Morani: "Si è scordato, Di Maio, che le spese per gli spostamenti, per i parlamentari, sono gratuite?". Qui casca l'asino. Meglio, rischia di cadere il Movimento 5 Stelle.

Il senatore PD Esposito ha invece twittato: "108752 euro per varie attività?

Abbiamo capito, uno vale uno, ma per lui uno vale 100 000."

Cosa rischia Di Maio e cosa rischia il M5S

Il vicepresidente della Camera sta vedendo il rampante #Di Battistacavalcare l'onda che potrebbe favorirlo nella corsa online alla candidatura come prossimo candidato premier del M5S. Sempre che il candidato non venga indicato direttamente da#Beppe Grillo e dalla Casaleggio s.r.l..

Roberto Fico, Di Battista, Taverna e parte della militanza grillina della capitale, stando a quanto riportano fonti interne al movimento, sarebbero pronti a scagliarsi contro l'ex webmaster campano, proprio per metterlo fuori dai giochi.

Si sa che la maggioranza dei votanti vedrebbe di buon grado una candidatura di Luigi Di Maio a Premier e questo non sembra stare molto bene al direttorio. Il problema è che, una volta accertata la perdita di credibilità del M5S nell' ultimo periodo (sia sul governo, vedi#Raggi a Roma sulle Olimpiadi a Roma, sia sull'onestà, vedi firme false a Palermo) rischia di franare il castello di carte eretto da Grillo e #Casaleggio.

Le cadute degli ultimi due anni

Il M5S è passato, nell'ultimo biennio, dalla sola opposizione in qualsiasi assemblea, che fosse parlamento, consiglio regionale o comunale, al Governo.

I Molte sono le contraddizioni cui ci ha abituato il movimento. In principio fu larinuncia ai 42 milioni di euro di rimborso elettorale: il M5s, non avendo uno statuto democratico, non era proprio idoneo a percepire i suddetti 42 milioni di euro.Tante le situazioni controverse, che rischiano di minare le basi del Movimento.