In casa Juve il tempo della programmazione non finisce mai: la società bianconera, al pari delle più grandi squadre d'Europa e del Mondo, è sempre sul mercato per individuare quei calciatori che possano fare al proprio caso.Se poi si analizza, in un discorso tecnico, lo specifico ruolo del portiere, fondamentale per raggiungere i traguardi più prestigiosi, allora, viene in mente una domanda: si sta pensando al dopo Buffon?

Le ultime prestazioni del portierone della Juve e della Nazionale non hanno convinto critica e addetti ai lavori, per la sequenza di errori che hanno un po' minato l'indiscusso valore del calciatore.Buffon, infatti, ha avuto nelle ultime settimane alcuni passaggi a vuoto che, pur non incidendo, in alcuni casi, sul risultato finale (vedi gare con la Macedonia e con l'Udinese), hanno messo in discussione le sue affidabili doti di sicurezza, che in tutto il mondo gli venivano riconosciute.

Come Zoff

Buffon, prossimo a compire 39 anni, è riconosciuto dalla critica internazionale come uno dei portieri più forti di sempre. Con una una carriera ricca di successi, èl'emblema del calcio italiano, serio professionista, è paragonato ad un altro grandissimo portiere della Juve e della Nazionale, Dino Zoff, che ha collezionato ben 11 stagioni con la maglia bianconera ed ha dismesso i guantoni nel 1983 all'età di 41 anni!

Buffon deve dimostrare di essere ancora grande

Ora, sta a Gianluigi Buffon dimostrare che è ancora all'altezza della situazione,col suo proverbiale carisma, deve continuare a infondere sicurezza alla sua difesa e, soprattutto deve essere in grado di rimediare agli sbagli dei difensori.

Mantenere i nervi saldi, nei momenti più delicati di una o più competizioni, è motivo in più per essere considerato il numero 1, non solo dai compagni, ma anche dagli avversari.

A tal fine, cadono a pennello le parole di Aldo Zerbini, noto psicologo dello sport, specializzato nella preparazione psicologica di molti calciatori, soprattutto nel mondo del calcio giovanile:“l’equilibrio affettivo del portiere è esposto più di chiunque altro a polarizzazioni estreme, dalla gioia di un penalty parato, alla vergogna di una leggerezza.

Nel momento decisivo, quello del rigore contro, l’estremo difensore torna ad essere “solo”, [...] ma se avrà fiducia in se stesso, godrà della stima dei compagni, porterà dentro le emozioni della gara, sicchè le condizioni psichiche per affrontarlo saranno quelle migliori”.