953mila spettatori: questa è la media delle prime due puntate di The Young Pope, la serie nata da una collaborazione fra SKY, HBO, Canal+ e MediaPro. Un esordio da record, persino in confronto ad altre serie di punta: il 45% in più di Gomorra, tre volte più del Trono di Spade e sei volte più di House of Cards.È una serie che vanta eccellenze già dai nomi coinvolti: Jude Law nel ruolo dell’inedito primo Papa americano – Pio XIII – affiancato da Diane Keaton nei panni di Suor Mary, prima balia e poi confidente, e da Silvio Orlando, in splendida forma nei panni di un Cardinal Voiello che trasuda intrighi e napoletanità da tutti i pori.Sorrentino come sempre sorprende e c’è molto più di una semplice storia di complotti dietro l’elezione di un Papa molto giovane e fin troppo disincantato.

Chi è Papa Pio XIII

Sorrentino non si lancia in un’agiografia esaltata di una figura già esistente, ma si addentra in una realtà alternativa, dove al soglio pontificio è stato appena eletto un Papa appena quarantasettenne, il primo Papa americano della storia.Mangia poco e fuma molto, non accetta atti di amicizia dai suoi sottoposti, ma è morbosamente legato alle due figure-cardine della sua vita: la materna suor Mary e il cardinale Spencer, ferito da quello che considera il tradimento della sua elezione. È un uomo di contraddizioni, che si rivela dirompente mentre sembra restare nel solco della tradizione, interpretato da un affilato Jude Law, capace di esasperare al meglio una sete di protagonismo che passa per l’ossimoro di voler nascondere il proprio volto alla folla in adorante attesa, per diventare molto ambiziosamente 'la voce' senza corpo che, proprio come un dio, guida con prepotenza i loro pensieri.

Umani, tanto umani, questi uomini di chiesa

Ci si potrebbe soffermare sulla colonna sonora, che spazia dalla musica classica all’elettronica senza soluzione di continuità, dando un sapore irreale e quasi psichedelico anche alle scene più sofferte.Si potrebbe parlare della fotografia, dell’impianto scenico e del gusto sarcasticamente affilato con cui Sorrentino si prende gioco di un pomposo e complesso cerimoniale codificato dai secoli; salvo poi scioccare lo spettatore con composizioni profondamente drammatiche, come la scena di apertura della primissima puntata.

Pio XIII sogna e nel sogno piazza San Marco è gremita non di fedeli ma di feti, un’immagine crudamente apocalittica che scuote lui dal sogno e già preavverte lo spettatore di cosa si troverà di fronte.

Ma Sorrentino sa, più di tutto, spiazzare nella regia e nella sceneggiatura e The Young Pope già comincia a rivelare quale sarà la vera chiave di lettura della sua narrazione: la dissezione chirurgica e pietosamente impietosa dell’umanità celata nei protagonisti che, nascosti o alla luce, si muovono fra le stanze vaticane.Sarebbe stato facile restare sulla superficie di una denuncia degli intrighi che si nascondono anche dietro la facciata dei luoghi più sacri, ma il regista napoletano va oltre.

Paolo Sorrentino parla degli uomini e delle donne che formano l’immensa corte di Pio XIII. Parla dei demoni che si agitano sotto le tonache ben stirate, dei vizi segreti, dei misteri spesso molto poco morbosi e molto drammatici delle loro vite private. E poi c’è il tormento di un Papa troppo ossessionato dalla sua razionalità per riuscire a credere davvero.Siamo solo agli inizi e Sorrentino promette di scavare ancora più a fondo negli umanissimi tormenti del suo giovane Papa.