“L’ho sentita” “Che botta!” “Che paura!” “Aiutoo”! Anche la fruizione dell’esperienza #Terremoto è radicalmente cambiata al tempo di #Facebook. Immediatamente dopo ogni scossa milioni di aggiornamenti di stato hanno invaso la timelist di Facebook con stati d’animo, esclamazioni, esternazioni di paura, foto, video, qualsiasi cosa, basta “condividere”, basta far sapere ai propri amici di esserci, di averlo vissuto. Che i social abbiano giocato un ruolo fondamentale, rivoluzionario, nella condivisione di notizie, anche e soprattutto logistiche, nei periodi di grandi calamità naturali è sicuramente indubbio.
Informazioni di servizio su apertura e chiusura delle scuole, condivisioni di piani di emergenze, rilancio di raccolte fondi di solidarietà fino al Safety Check dove comunicare ai propri amici di stare bene, Facebook è stato un prezioso alleato per snellire e velocizzare la comunicazione in tempo reale in caso di emergenza.
Ma, accanto al suo lato nobile, utile, prezioso, Facebook durante il terremoto ha fatto emergere anche un altro aspetto, una tendenza di massima, a tratti inquietante, a condividere in tempo reale la propria esperienza. In tempo reale intendo durante la scossa o qualche secondo dopo la scossa. Quando la casa ancora trema, quando la stabilità del luogo dove ci si trova non è provata, quando un'altra scossa potrebbe tornare.
Prima di andare oltre, quindi, preciso, sottolineo, rimarco una cosa importante: prima di condividere qualsiasi cosa su Facebook, che sia una foto, un video o uno status, accertati di essere al sicuro! Se proprio non puoi resistere, esci di casa, mettiti sotto un tavolo, sembrerà banale, ma prima pensa a vivere poi a condividere.
Esorcizziamo la paura condividendola
Io stessa ci sono caduta. Domenica 31 ottobre, dopo la prima infinita scossa quando la casa si è fermata ho preso in mano lo smartphone, ho aperto Facebook e ho scritto “Odioooo!”. L’ho fatto così senza pensarci e come me altre centinaia di amici che, in tutto il centro Italia, hanno sentito tremare la terra sotto i piedi.
Ma per quale motivo? Perché si sente l’esigenza di aggiornare il proprio status di Facebook, magari con le mani ancora tremanti? Probabilmente c’è una sorta di esorcizzazione 2.0 della paura grazie alla condivisione, probabilmente siamo così abituati a condividere ogni cavolata che quando si vive un’esperienza così forte si sente quasi l’obbligo di esternarla. Qualsiasi sia il motivo, qualunque sia la leva emozionale nascosta che ci spinge, prima pensiamo a metterci il sicuro poi, e solo poi, a condividere quello che stiamo vivendo. TantoFacebook non fugge, tanto la paura non scade.
Trasmettiamo in diretta la casa che trema Oltre agli aggiornamenti di stato in tempo reale, ancora più inquietante è stata la tendenza a condividere video in diretta durante la scossa.
Lampadari che tremano, armadi che oscillano, persone che urlano. Sono assolutamente consapevole che non esiste una forma di documentazione più efficace di quella fatta da chi vive gli eventi ma, in questo caso, prima di tutto pensa a metterti in salvo. Insomma, prima vivi poi condividi.