Il mondo finanziario internazionale e le grandi banche d’affari, prevalentemente americane, guardano il referendum costituzionale come un osservato speciale. Un malato sottoposto ad accertamenti in attesa del referto che avverrà il 05 Dicembre. Infatti il 4 sarà un giorno da ricordare e la storia ci dirà per quale motivo. Goldman Sachs lancia l'allarme per le banche italiane più deboli, quelle che le tensioni finanziarie mal digeriscono, a causa delle innumerevoli esposizioni, insomma una scenario di vera preoccupazione. Il fronte del no "vedrebbe", secondo le fonti, aprirsi il baratro verso l'uscita dall'euro con le banche in grandissima difficoltà (vedasi MPS).

Altro argomento riguarda l’Europa, infatti in questo minestrone si unisce la Francia con la minaccia lepenista e la papabile elezione di Marine Le Pen. Quindi altrettanto probabile potrebbe essere un referendum con la richiesta ai cittadini francesi: euro si o euro no. Anche il premier Renzi asseriva che non si può perseverare solo sull'austerità, scelta attribuibile secondo il FT al cancelliere tedesco Angela Merkel. Bisogna anche puntare sulla crescita, altrimenti non se ne esce più.

E' bene ricordare questa massima di Winston Churchill: “Una nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera è come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico”. Siamo alla resa dei conti?

Probabilmente sì. Sono anni che il dibattito è acceso tra i vari esponenti politici, la corruzione è in ascesa, la lentezza burocratica anche. Che speranze ci sono per far girare la ruota nel senso inverso?

Forse ci assegneranno anche questo compito, siamo bravi nel dire sempre si, meno, quando ci sono da abbattere le cattive abitudini consolidate.

Non resta che attendere e vedere, come sempre, se gli esperti in "stregoneria" avranno azzeccato le funeste previsioni oppure no. Vero è che se lo spread salirà, sarà solo per il fatto che il debito pubblico è aumentato e malgrado i grandi proclami andiamo sempre peggio.