A sentire l'accorato appello di Rula Jebreal rilanciato a Piazza Pulita da un Corrado Formigli mai così emotivamente coinvolto e decisamente sopra le righe, è sembrato che ad Aleppo si stesse compiendo un genocidio da parte del feroce dittatore Assad nei confronti del suo popolo. Un genocidio portato avanti con tutti i più terrificanti strumenti di offesa e di sfregio nei confronti di un essere umano: stupri, torture, uso di armi chimiche, donne stuprate che si suicidano, eccidi di massa.

Affermazioni che stridono fortemente con l'evidenza che mostra in questi giorni folle festanti dopo la liberazione di Aleppo e per converso autobus carichi di sfollati attaccati da frange di ribelli ancora presenti sul campo

Ad Aleppo in Siria ci sarebbero solo tre attori in campo: Assad, i russi e la popolazione assediata

I cattivi oltre ad Assad sarebbero i Russi impersonificati dalla figura di Putin, tanto più crudele e malvagio, quanto più pallida e sciatta appare la sua maschera pubblica. Insomma ad Aleppo in questi mesi ci sono stati solo tre attori in campo: Assad, i Russi e la popolazione assediata. Perchè Assad avrebbe dovuto accanirsi così tanto contro il suo popolo non è dato sapere.

Quello che sappiamo per certo però è che ad Aleppo, con il supporto dell'intelligence dei sauditi, della Turchia, del Quatar, degli USA e della Francia, hanno agito altri attori, in parte filiazione del cosiddetto Free Syrian Army, fondato, stando alle notizie storiche da disertori dell'esercito siriano regolare, in parte direttamente ricollegabili a fazioni jihadiste, la principale delle quali è quella conosciuta come Al-Nusra e adesso tramutatasi in Jabhat Fatah Al-Sham, nel tentativo di segnare le distanze da Al Quaida sua genitrice.

Il Free Syrian Army risulta ormai disciolto e indovinate a chi sono andati i suoi armamenti? Ad Al-Nusra, almeno così riferisce un giornalista della CBS Ben Swan, uno dei pochi giornalisti controcorrente sui fatti sella Siria

Una protesta trasformata in guerra d'aggressione

Una protesta popolare, scoppiata nel 2011, è stato il pretesto per trasformare la Siria in un campo di battaglia, dentro uno scacchiere politico dove i jihadisti sono finanziati in Siria e combattuti a Mosul, con alleanze variabili che vedono un Erdogan supportare i ribelli in Siria e sostenere l'alleanza anti ISIS a Mosul con gli americani in testa, in cambio della pelle dei curdi.

L'occasione di smembrare la Siria e spartirsi zone d'influenza era troppo allettante per USA e Sauditi che hanno subito provveduto all'invio di agenti dell'intelligence, in supporto delle varie frazioni jihadiste e alle frange di mercenari di varia provenienza, trasformando la Siria in un inferno e spaccando in due Aleppo, da una parte Aleppo Ovest, in mano al governo siriano, dall'altra Aleppo Est, in mano alla coalizione anti Assad. Mesi di assedio da parte dell'aviazione russa e delle forze regolari siriani hanno sfibrato la popolazione ostaggio dei terroristi, che dal canto loro lanciavano "bombe sporche" contro Aleppo Ovest. Una guerra brutta come tutte le guerre, ma per la propaganda non si trattava di liberare Aleppo Est, ma di genocidio di un popolo.

Aleppo ha rappresentato non solo un evento di aggressione incredibilmente cinico e atroce, ma anche l'evidenza di una propaganda la cui intensità è stata pari all'urgenza di celare i fatti con rumori di fondo e immagini distorte talmente ben orchestrate da stravolgere totalmente la realtà e creare una nuova narrazione, interamente fittizia. Il culmine del pathos narrativo è stato raggiunto dalla sceneggiata degli "ultimi messaggi da Aleppo": ragazze e ragazzi che dopo aver inondato l'etere di interviste alla CNN e alla BBC, da quello che doveva essere un deserto bombardato dal tiranno, hanno inviato strazianti videomessaggi urlando che quello poteva essere il loro ultimo messaggio prima dell'eccidio dei barbari. Erano tutti attivisti politici, partigiani della Jihad, smascherati da giornalisti indipendenti.