Il prode Matteo, amato ma ormai anche tanto odiato da molti che appartengono al suo partito, deve assolutamente ritrovare nella prossima Direzione Nazionale, il filo rosso che può unire le tante anime in pena che ormai si agitano nel Partito di cui per il momento è ancora segretario.

E ora?

Matteo Renzi non è più il Premier, ma è ancora il segretario del Partito Democratico.

In tanti, tantissimi, ancora lo seguono, ma sono sempre di più i nemici e perfino i franchi tiratori, che gli farebbero volentieri la festa anche come segretario. Le speranze per il futuro sono ancora tante, ma c'è anche Speranza...scusate la battuta..., che vorrebbe subentrargli.

Poi c'è chi pare sostenere Renzi ma che in realtà trama per farlo cadere o, quantomeno, per ribaltare la situazione interna al partito.

Non stiamo parlando solo di D'Alema, che almeno presenta una grossa abilità Politica e una esperienza di primo livello, ma anche di improvvisati capi-popolo.

Forse il comune mortale si chiede fino a che punto possa interessare la questione, a chi a mala pena sopravvive con stipendi da fame o quasi o da chi non riesce a arrivare non a fine mese, ma neppure a metà, ma sarebbe ora che si riuscisse a trovare anche nel nostro e amato Belpaese un equilibrio politico che non c'è mai stato.

Un superamento di vecchie logiche, ad esempio, tra sinistra e destra interna al partito, sarebbe il toccasana che forse aiuterebbe alla grande a uscire da una impasse che pare destinata alla lotta al massacro.

Chi ama la filosofia politica non può che nausearsi di fronte a logiche clientelari e prive di ogni riferimento etico alla politica. Quest'ultima viene di rado intesa come servizio al popolo, al cittadino, alla comunità, mentre purtroppo diviene troppo di frequente sopraffazione, putrido interesse, e soffoca i sogni, soprattutto quelli dei giovani.

Ma allora, che dobbiamo aspettarci? Un nuovo partito? Ma Renzi per fortuna è troppo intelligente per non capire che se lui dovesse dimettersi e fondare una nuova realtà politica, avrebbe un notevole successo, che però andrebbe a discapito del nostro Paese, e così preferisce attendere...

Matteo Renzi sa difatti troppo bene che qui è in gioco l'interesse del Paese, e siamo certi che anche questa volta Renzi farà capire che la politica è innanzitutto interesse, ma da intendersi come coinvolgimento, partecipazione, presenza, e non interessi fine a se stessi.