L’intervento armato degli Usa in Siria c’è stato: ufficialmente, i missili sono stati lanciati a seguito dell’attacco chimico dell’esercito siriano su Idlib. Ormai, dunque, con il passare dei giorni viene considerata accertata la versione dell’attacco chimico da parte delle truppe siriane regolari. Così, dopo anni in cui Barack Obama aveva provato in tutti i modi a sferrare l’attacco alla Siria, ci ha pensato l’attuale presidente degli Usa Donald Trump, senza attendere la decisione delle Nazioni Unite e senza parlare col presidente russo Vladimir Putin.

Peccato che quelle armi chimiche la Siria aveva provveduto a smantellarle nel 2013, grazie all’intervento di Putin che scongiurò l’intervento militare americano (eppure, il Nobel per la Pace venne assegnato a Obama).

Gli “attori” della guerra in Siria

C’è poi chi, invece, si è visto premiato sia con il premio Nobel che con l’Oscar, proprio per il suo ruolo nel conflitto in Siria: sono i Caschi Bianchi, meglio noti a livello internazionale come White Helmets. A loro, infatti, è stato assegnato il premio Nobel Alternativo, istituito nel 1980 come “riconoscimento agli sforzi compiuti da persone o associazioni, per una società migliore e un’economia più giusta”. Non solo: ai Caschi Bianchi attivi in Siria è andato anche l’Oscar per il miglior documentario.

Eppure, sono tanti i dubbi sul loro reale operato smascherato da numerose foto e altrettanti filmati. Niente da fare: con il passare del tempo, sembra che a nessuno importi l’appartenenza di molti Caschi Bianchi alle formazioni jihadiste che ormai da anni provano a rovesciare il legittimo governo di Bashar al-Assad in Siria.

In Siria una “fake war” come Iraq e Libia

Eppure un precedente di guerra scatenata a causa di prove fasulle c’è eccome: si tratta dell’operazione armata, ancora una volta americana, avvenuta in Iraq nel 2003. Ad annunciarla fu l’intervento di Colin Powell, allora segretario di Stato americano, che portò davanti all’Onu le “prove” del possesso di armi di distruzioni di massa da parte dell’Iraq di Saddam Hussein.

Le prove di Powell – una fialetta di antrace – si rivelarono però false, ma servirono a destabilizzare un’intera area. Poi toccò alla Libia di Gheddafi, storico partner dell'Italia. L'intesa con l'allora premier Berlusconi garantiva accordi energetici molto vantaggiosi e l'azzeramento del traffico criminale di migranti. A qualcuno non andava bene e così l'Occidente - con in testa la Francia di Sarkozy - decisa di rovesciare Gheddafi col risultato che ora la situazione in Libia è peggio di prima e a rimetterci è tutta l'Europa.

Siria: interrogativi senza risposta

In merito al conflitto in Siria, infine, rimangono un paio di interrogativi: a che scopo Assad avrebbe ordinato un attacco chimico – con la morte di numerosi bambini – nel momento in cui stava per sconfiggere definitivamente il terrorismo dell’Isis?

Il gradimento del governo siriano, inoltre, si era rafforzato a seguito del vertice intrasiriano di Astana, disertato dai gruppi terroristi che si sono spaccati tra loro. Nei giorni scorsi sono passate sotto silenzio le dichiarazioni di Sheikh Hamad Bin-Jaber al-Thani, primo ministro del Qatar dal 2007 al 2013, con cui ha raccontato come nel 2011 il suo Paese abbia iniziato ad interferire nella politica siriana. Poi, secondo al-Thani, è intervenuta prepotentemente la monarchia saudita con la direzione del governo statunitense. Proprio la monarchia saudita dagli anni ’50 ha l’obiettivo di realizzare l’oleodotto trans-arabico che passa proprio per la Siria. L’alleanza tra i Saud e gli Usa è testimoniata anche dai finanziamenti alla Clinton Foundation.

Tra il 20014 e il 2015 sono stati 30 i milioni di dollari provenienti da aziende private e soprattutto da banche d’Affari come Goldman Sachs. Tra gli obiettivi della fondazione di Bill e Hillary c’è l’esportazione di democrazia e diritti in tutto il mondo: peccato che tra i finanziamenti alla Clinton Foundation ci siano anche i milioni da parte di chi nega diritti e democrazia: cifre tra 10 e 25 milioni sono arrivate dall’Arabia Saudita; tra i 5 e i 10 milioni dal Kuwait. Alla fine, ad approdare alla Casa Bianca è stato Donald Trump che nel 2013 attaccava l’allora presidente Barack Obama per voler attaccare la Siria di Assad. Ora, a dichiarargli guerra, è stato proprio lui.