Ancora una volta, i dati diffusi dall'Istat sull'occupazione evidenziano preoccupanti scenari futuri. C'è soprattutto un fenomeno che vorremmo segnalare: tra i lavoratori over 50, in un solo mese si sono persi 59.000 posti di Lavoro. Per quanto riguarda i giovani, pur evidenziando un dato positivo, i numeri sono pur sempre negativi. Finora sono state spese molte parole sul tema dell'occupazione, forse sono state anche dirottate risorse, ma concretamente i risultati ottenuti sono stati finora molto scarsi, e soprattutto insufficienti per le necessità lavorative di migliaia di persone che stanno ricercando un impiego possibilmente stabile.

Perché in Italia il lavoro non riparte?

Tutti parlano di burocrazia, di troppe regole da rispettare, di troppe tasse da pagare (e crediamo che in parte sia anche vero, il sistema italiano non è snello), ma riteniamo che la ragione principale per cui non ripartono gli investimenti nel mondo del lavoro in Italia siano da ricercare nella stanchezza che gli investitori hanno verso la burocrazia, le regole da seguire e le imposte da versare, ma soprattutto perché ad oggi i dipendenti si considerano solamente come una spesa in più. Infatti sono pochi gli imprenditori che considerano il personale come una vera e propria risorsa per le aziende. Bisognerebbe cambiare la mentalità e le modalità di retribuzione dei lavoratori, legando una parte del salario ai risultati aziendali.

Un paese che non crea nuove opportunità occupazionali e che non retribuisce in modo adeguato i lavoratori non può crescere e non può progredire, anzi, è condannato ad una costante involuzione. Investire nel futuro significa creare delle eccellenze - cominciando dalle scuole - per formare una classe di futuri lavoratori che siano preparati e che possano guadagnare un salario onorevole.

Infatti chi non viene retribuito in maniera equa, allo stesso tempo non può permettersi di spendere, facendo inevitabilmente rallentare l'economia. Sarebbe necessario collegare strettamente la formazione con il mondo del lavoro. In quest'ottica, proprio le imprese dovrebbero partecipare attivamente ad un processo di formazione scolastica, fornendo ai vari istituti tutte le specifiche necessarie per creare sul territorio le figure professionali richieste.

Tornare a credere in persone che hanno più di 50 anni e puntare sulla loro esperienza affinché diano degli insegnamenti ai nuovi assunti non vuol dire sottovalutare, ma valorizzare. Riteniamo che solo in questo modo si potrebbero ottenere dei risultati migliori. Certo, un processo di questo tipo richiederebbe diversi anni per concretizzarsi, ma per tornare a sperare nella ripresa, questo potrebbe essere un buon inizio.