E' troppo facile e controproducente bollare di fascismo coloro che temono le ondate migratorie. Al di là degli xenofobi usciti allo scoperto - grazie ad un opinione pubblica più predisposta - individuabili per i toni particolarmente violenti, esiste una paura della migrazione e della conseguente islamizzazione anche in fasce di popolazione, tradizionalmente tolleranti e solidali.

Migranti: la sinistra è sconnessa con una parte di società

Così in un provocatorio articolo, Giulio Cavalli, autore e regista teatrale, sotto scorta per minacce mafiose, lancia un monito soprattutto alla sinistra radicale.

Cavalli ha aderito a Possibile di Civati e così afferma: “Siamo davvero sicuri che derubricare il tutto in un banale rincoglio**mento di massa sia il metodo giusto per affrontare questo cambio di registro?” scrive Cavalli.

In vista delle prossime elezioni politiche potrebbe essere una pessima idea, perché il senso di superiorità verso chi ha questi timori non solo regalerebbe voti ma significherebbe, ancora una volta, essere sconnessi con una parte consistente di società a cui si devono dare chiarimenti e soluzioni.

Chi teme i i migranti è fragile e disperato come loro

Insomma ci sono amici, parenti, colleghi con cui condividiamo ancora moltissimo e stimiamo per la loro moralità. Costoro si sarebbero risvegliati fascisti improvvisamente o sono molto più semplicemente degli oppressi?

Un pezzo di Paese che lavora per quattro soldi, che a causa dei contratti precari non ottiene credito né dalle banche né dalle istituzioni, “..che in nome della crisi e della competitività si è ritrovato senza lavoro a 40 o a 50 anni con nessuna prospettiva ...”, magari con un mutuo stipulato quando era impensabile una situazione del genere, un Paese in cui 12 milioni di persone in un anno hanno rinunciato a una prestazione sanitaria per motivi economici.

Non hanno il diritto di avere paura?

Sono oppressi diversamente da chi fugge dalla guerra ma sempre fragili e disperati perchè hanno smarrito il futuro. Lasciati alla deriva “...sarebbe il caso di occuparsi anche di chi viene trattato come pazzo visionario (magari dalla sua storia parte Politica) senza ricevere nemmeno uno sforzo di comprensione”.

Dopo l'accoglienza per i migranti il nulla

In questa interessante riflessione Cavalli dimentica che una parte del disagio provato da chi è sempre stato progressista è la mancanza di progetti di integrazione dopo l'accoglimento che non è sempre per motivi umanitari. Anche chi fugge dalla propria terra per non morire di fame si ritrova in una fredda mattina a chiedere l'elemosina in strada, abbandonato a se stesso anche dalle associazioni che percepiscono denaro pubblico, limitandosi quando va bene a fornire un letto ed una coperta.