Roma, città nota in tutto il mondo oltre che per essere la capitale d'Italia e luogo ove ha sede il Vaticano, anche per le sue bellezze e per l'inestimabile valore storico-artistico-culturale, oggi è in preda ad un triste stato di abbandono e di degrado che né i romani, né i turisti e nemmeno gli avvenimenti recenti possono purtroppo smentire. Ormai non c'è più giorno in cui le vicende che interessano e denigrano la capitale del "Bel Paese" non finiscano sulle pagine di cronaca dei più blasonati quotidiani italiani, tra i primi titoli dei Tg nazionali o diffuse dai motori di ricerca, dai social o dai diversi siti internet.

Un Comune sull'orlo del fallimento

Si aggiungano poi il caso Atac, gli sgomberi violenti a Piazza Indipendenza, la caotica emergenza alloggi denunciata dal corteo dei cinquemila, i problemi legati all'azienda di trasporto municipale, i lavori pubblici rimasti incompleti da anni, lo smaltimento dei rifiuti che versa nel caos e l'incredibile razionamento dell'acqua potabile, che stanno diffondendo sempre più l'immagine di una Roma completamente in declino. La lista diventa ancora più lunga, se si rammentano alcune strade del centro intransitabili a causa delle buche, che spesso finiscono con l'essere chiuse invece che riparate per evitare incidenti e conseguente incremento del contenzioso.

Inoltre non bisogna dimenticare la diffusione della sporcizia, la presenza di ratti fra i tavoli dei caratteristici ristoranti all'aperto frequentati dai turisti e di gabbiani che si accaniscono sui numerosissimi piccioni.

I giardini pubblici sono ormai ridotti alla stregua di pattumiere a cielo aperto, con alberi crollati mai rimossi e portici di storiche basiliche diventati accampamenti per barboni. Infine, metropolitane e autobus risultano insufficienti e pieni fino all'inverosimile, in barba alle norme sulla sicurezza. E tralasciamo la dilagante microcriminalità che negli ultimi anni ha reso meno sicure perfino le vie del centro, tenendo costantemente impegnate le forze dell'ordine.

È questa dunque, l'immagine di una città in cui tolleranza e incuria regnano ormai sovrane. E come se non bastasse, è palese la percezione di un'amministrazione locale ingarbugliata tra emergenze che si intrecciano con la paura di potenziali attacchi terroristici e tensioni a livello sociale.

Dov'è finita quella Roma che, con l’Unità d’Italia, era diventata una grande capitale europea?

Certo è che in questa situazione, le parole pronunciate nel 1860 dall'ambasciatore francese a Roma Gramont, "C’est ici que l’Orient commence" (è qui che comincia l’Oriente) oggi sembrano ancor più lontane. Chissà cosa penserebbero i padri costituenti che, in calce alla nostra Costituzione, sancirono: "Roma è la Capitale della Repubblica". Siamo concordi nel credere che di certo non avrebbero mai potuto immaginare che un giorno avrebbe vissuto un periodo di così profondo declino. Logico pensare che questa condizione di degrado non possa essere frutto di inerzia recente, ma che venga da lontano, e che stia però improvvisamente accelerando, retrocedendo il Comune capitolino a rango di città - a voler essere ottimisti - medio-orientale.

Una situazione intollerabile non solo per una Capitale, ma ancor più per una nazione e per uno Stato. Roma, con le sue bellezze e la sua storia, è per consuetudine la città che rappresenta l'Italia in ogni parte del mondo, dunque le sue sorti interessano tutti gli italiani. Con una certa lungimiranza, Quintino Sella sottolineò che "la città amministrativa non dovesse essere lontana dalla stazione ferroviaria, perché non doveva servire i romani soltanto, ma anche tutti i cittadini italiani".

Occorre al più presto un piano straordinario che impegni l'intero Paese e che ritrasformi quella che può ormai definirsi l'ex "Caput mundi" nella bella ed ammirata città della "Dolce Vita" felliniana. Intanto però, circa le cause e le colpe, si assiste all'ormai tradizionale scaricabarile tra amministrazioni passate e attuali.

Un botta e risposta quotidiano ed un continuo rilancio di accuse tra esponenti politici, accompagnate da annunci su potenziali provvedimenti e soluzioni sull'onda del momento che riempiono pagine intere di giornali. Nel frattempo accade che, come dice un vecchio proverbio, "mentre il dottore studia, il malato muore".