Facciamo un po' di riassunto. Tutto iniziò con un ex attore di fama e simpatia planetaria, autore e interprete di una delle serie "di colore" decennali più amata: I Robinson. Ormai afflitto dai segni dell'età Bill Cosby viene raggiunto da una catena di accuse che lo rivelano in passato non solo uno stupratore seriale, ma, come i serial che si rispettino, dotato di una precisa "strategia seriale": ubriacare e drogare la vittima di turno e abusarne sessualmente. La cosa ha risalto, ma sembra l'eccesso di un uomo malato di sesso e successo. Ma ai più accorti già sarebbe dovuto suonare come un triste presagio della sventura planetaria che stava per abbattersi.

Il caso Weinstein

Ed ecco la bomba dopo l'innesco: un uomo corpulento che più che avere potere coincideva col potere stesso, almeno quello del Cinema hollywoodiano: il plenipotenziario produttore Weinstein. Si apre una crepa viene giù il muro di omertà. Una dopo l'altra vengono fuori le testimonianze di palpaggiamenti, allusioni volgari e di violenze vere e proprie. Scopriamo (o riscopriamo) come per vulgata popolare, che in quel mondo tutti sembravano disposti e disponibili a tutto. Ma violenze e forzature sono reali a quanto emerge, usate su chi aspirava a diventare parte di quel mondo, e quindi seducibile e debole, anche se poco ancora si capirebbe del lungo silenzio delle vittime e di questa confessione carsica che sta scavando tutto un mondo che sembrava di roccia.

La risposta più scontata e probabile è che si tratti di paura compressa prima e uscita al primo varco aperto come una liberazione.

La macchia dilaga

Ma ecco che come il coraggio delle vittime venne fuori anche il coraggio degli "abusatori". E fu prima un doppio outing: quello dell'attore Kevin Spacey. Che sentì il bisogno di anticipare e prevenire facendo venire fuori sia una storia di violenza (atto non conforme, sembra sia la traduzione) che egli usò ad un allora quattordicenne, nonchè la sua omosessualità mai dichiarata.

Ne seguono prese di distanze isteriche e la sua esclusione da una delle serie di maggior successo: House of Cards, che ironia della sorte narra proprio dei mille rivoli traversi che il potere (politico) segue per i suoi fini anche e soprattutto personali. Tanto che ecco anche la prima condanna a morte per violenza carnale: quella dell'incolpevole protagonista Underwood.

Subito dopo è la volta di un nume tutelare della recitazione, sempre in ambito cinematografico dunque: Dustin Hoffman, accusato di essere un predone sessuale lungo un po' l'arco di una vita, autodenunciatosi e scusatosi pubblicamente da rito, con l'effetto di un bicchiere d'acqua sopra un incendio divampato senza freni.

La politica non manca all'appello

Poteva mancare all'appello del potere quello politico reale e non di schermo? Ovviamente no, e di sicuro non ovviamente in Francia tra i tutori (per loro programma) dell'ordine pubblico e della moralità: nientemeno che un certo Loustau, del Front National dove la virilità evidentemente si misurava anche così, almeno secondo le prime accuse in verifica.

Eppoi ecco il compassato ministro britannico Fallon, dimessosi dopo una modesta resistenza, e Pilz, ex capo dei verdi austriaci, e potremmo continuare verso i funzionari Onu, e di certo saremmo sicuri di svegliarci domani mattina con altri scandali e in altri luoghi.

In casa nostra

E in casa nostra? Beh, a balzare agli onori della cronaca sono i racconti dell'orrore della figlia d'arte Asia Argento, chiudendo il cerchio sui presunti abusi di Weinstein fino sembrerebbe allo stupro. E ancora Asia, con la denuncia stavolta verso un nostrano regista, scatenando una ridda di colpevolisti e innocentisti ma sulla vittima più che il carnefice, tipico di una nostra certa sottocultura televisiva.

E ahimè anche i sempre fedeli, ma non proprio sempre, carabinieri, con due turiste americane avrebbero dato cattiva prova di sé, come finanche il rapper "defilippianamente" rassicurante Moreno, idolo di ragazzine.

Ma c'è uno scoop dell'ultim'ora: quello della ex fanciulla "Non è la Rai", Miriana Trevisan, che accusa di lontane Molestie nientemeno che il nostro premio Oscar Tornatore, che cade dal pero e promette querele.

Una faccenda globale

Ma allora qual è il leitmotiv di questa brutta faccenda planetaria? Di certo c'è il potere in tutte le forme che sfrutta una posizione di soggezione e fascino per arrivare ad ottenere quello che non sarebbe lecito ottenere, e fin qui sarebbe storia vecchia come il cucco. Ma poi c'è un villaggio globale fatto di media e di social più che piazze reali, in cui tutto si propaga e dilaga, si inquina e si monda, in cui l'effetto domino e l'outing in tutte le sue forme la fanno da padrona, figuriamoci se c'è da dare uno schiaffo sonoro all'odiato e amato, maledetto e blandito potere.

E infine uno strano puritanesimo di inizio millennio, che fa degli scandali sessuali gli scandali per eccellenza, che fa dimettere ministri e magnati, e arriva là dove non può neppure la frode fiscale, i trasferimenti di fondi e le amicizie mafiose.

Ma, in fondo: sarà tutto questo un reale antidoto agli abusi di potere, sessualmente, e non solo, intendendo, o spingerà solo il mondo dorato e i predatori seriali ad essere più accorti e selettivi nello scegliere le prede?