Sul tema degli esodati sono state spese molte parole: la qualifica di esodato compete a coloro che hanno perso il posto di lavoro prima dell’entrata in vigore della riforma pensionistica Fornero, ovvero prima del gennaio 2012, che spesso per questioni anagrafiche non sono più riusciti a rientrare nel mondo del lavoro, e che contavano sulla pensione (per la quale avevano versato molti anni di contributi) come fonte di sostentamento per il loro futuro. Questi, a causa delle regole introdotte da questa riforma pensionistica, hanno visto il trattamento pensionistico allontanarsi di molto, in alcuni casi fino a 7 anni.
Chi sono gli esodati?
In accordo con la giurisprudenza ed in conformità con consuetudini europee gli esodati che maturano il diritto alla pensione entro 7 anni dall’introduzione della riforma dovrebbero avere la possibilità di avvalersi delle regole di accesso alla pensione precedenti all’introduzione della riforma stessa.
Purtroppo ciò è avvenuto solo in parte in quanto gli 8 interventi di salvaguardia finora previsti dal legislatore hanno consentito l’accesso alla pensione con regole ante riforma non a tutti gli esodati: infatti circa 6.000 di questi sono ancora esclusi dal giusto diritto alla pensione per decorrenza del trattamento oltre le date limite fissate dal legislatore negli interventi di salvaguardia, (pur rientrando nei termini di sanatoria previsti dalla giurisprudenza citata precedentemente in questo articolo).
Si deve anche notare che gli interventi di salvaguardia finora condotti non rispondono a criteri di equità: infatti, a seconda della categoria di esodati il legislatore ha previsto delle date limite di maturazione del diritto alla pensione per l’accesso alla salvaguardia non uniformi, mentre a tutti gli esodati competerebbero gli stessi diritti.
Inoltre specifici provvedimenti di legge hanno anche consentito l’accesso alle salvaguardie di lavoratori licenziati successivamente alla data di introduzione della riforma.
Questi 6.000 esodati esclusi dalle salvaguardie hanno atteso con trepidazione di sapere se la Legge di Bilancio per l’anno 2018 appena licenziata dalle Camere includesse quei giusti provvedimenti che riconoscono i loro diritti, ma purtroppo sono rimasti delusi nel constatare che nessun intervento specifico è stato previsto come riportato anche dal seguente articolo:
La delusione è anche accentuata dal constatare che le ingenti risorse finanziarie risparmiate dai precedenti interventi di salvaguardia sono invece state destinate ad altre iniziative, spesso con finalità elettorali.
Cosa possono adesso attendersi questi 6.000 esclusi dalle salvaguardie?
Aspettare fino ad ulteriori 7 anni per l’accesso alla pensione con le regole introdotte dalla riforma (alcuni di questi sono senza reddito già da 10 anni)?
I pochi parlamentari che avevano dimostrato sensibilità al problema degli esclusi con promesse di sanatorie come “fosse l’ultimo atto di questa legislatura” non sono riusciti a far approvare le loro istanze in sede di commissioni parlamentari (il governo uscente aveva già escluso interventi di sanatoria per gli esclusi). Una speranza residua è che questi vengano rieletti e ripropongano queste istanze quando un nuovo esecutivo sarà in carica.
Aspettarsi comunque che un nuovo esecutivo, quando sarà in carica, dimostri più attenzione al problema degli esclusi di quello che lo ha preceduto, attraverso la prossima Legge di Bilancio, od attraverso le annunciate “correzioni” della riforma in oggetto, è una speranza troppo debole per dare un qualche conforto agli esclusi, e comunque i tempi di attesa per eventuali provvedimenti del nuovo esecutivo avrebbero tempi eccessivi rispetto alle impellenti necessità di sostentamento degli esclusi.
Anche le parti sociali, ovvero i sindacati, sembrano aver incomprensibilmente dimenticato i problemi di questi 6.000 esclusi dalle sanatorie: solo una di queste parti aveva inserito gli esclusi nelle istanze della trattativa col Governo sui temi previdenziali, come ultima di 10 richieste.
Le soluzioni assistenziali messe in campo dal Governo non sono soluzioni accettabili per sanare errori previdenziali (sempre che i vari vincoli di queste misure assistenziali le rendano fruibili agli esclusi).
Visto la scarsa mancanza di sensibilità mostrata dal legislatore e dalle parti sociali, ed i tempi di attesa per eventuali improbabili iniziative di un nuovo esecutivo, ai 6.000 esclusi da precedenti salvaguardie in questo momento non resta altro che sperare che il film “L’Esodo” del regista Ciro Formisano mantenga vivo nel pubblico e nei media il dramma dei 6.000 esclusi, nella speranza che la loro richiesta di giustizia non cada definitivamente nell’oblio.