Qualora il centrodestra dovesse conquistare la maggioranza alla Camera e al Senato, dopo le elezioni del 4 marzo, Matteo Salvini non potrà essere proposto come ministro degli Interni. Lo scrive il quotidiano 'La Stampa'.
Il leader leghista, infatti, potrebbe ricevere il veto direttamente dal capo dello Stato Sergio Mattarella, visti gli ultimi interventi pubblici dell'alleato di Silvio Berlusconi.
Il motivo? Le uscite sopra le righe sui migranti da parte di Matteo Salvini, che mal si sposerebbero con il delicato ruolo di ministro degli Interni di un prossimo governo di centrodestra.
Mattarella avrebbe poi chiesto un altro favore al numero uno di Forza Italia e allo stesso Salvini di non candidare Antonio Tajani per non lasciare scoperta l'importantissima e delicata carica di presidente del Parlamento dell'Unione Europea.
Salvini "troppo divisivo" dunque, Tajani troppo "importante' lì' dov'è. Va da sé che se il centrodestra provasse comunque a forzare la mano, proponendo proprio questi due nomi, il presidente della Repubblica potrebbe non apporre la sua firma sul nuovo esecutivo. Non dimentichiamo, infatti, che la coalizione vincitrice delle elezioni per prassi ha il compito di scegliere il nuovo governo, ma è il capo dello Stato, in definitiva, che nomina sia il premier sia i ministri.
Ripassiamo infatti cosa dice l'articolo 92 della Costituzione italiana a questo proposito: "Il presidente della Repubblica nomina il presidente del Consiglio e, su proposta di questo, i ministri". E Mattarella non ha alcuna intenzione di discostarsi dalla Carta Costituzionale.
Elezioni 4 marzo: che fa Mattarella se si pareggia
La Stampa non dà per sicura vincitrice la coalizione di centrodestra. C'è anche la possibilità di un pari e patta. In questo caso, che farebbe Sergio Mattarella? Il presidente della Repubblica non avrebbe preferenze, il governo andrebbe a chi in grado di formarlo questo esecutivo.
Anche con gli inciuci, dunque, con un accordo tra centrodestra e centrosinistra, nel caso, tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. A entrambi, infatti, potrebbe pure andare bene che a proseguire fosse Paolo Gentiloni.
Quindi, con il pari, niente supplementari e rigori come nel calcio, ma incarico a chi ha più chance di farcela. Mattarella non vorrebbe tornare una seconda volta alle urne in maniera ravvicinata e quindi si adopererà per riuscire a esprimere un governo in ogni caso.
Ma se fosse proprio impossibile? Sergio Mattarella allora dovrebbe mettere in campo la virtù della pazienza. No a un secondo scioglimento delle Camere. L'inquilino del Quirinale lascerebbe passare un po' di tempo dalle elezioni, tempo che sarebbe speso da coalizioni e partiti per cercare un accordo di qualche tipo. Certo, Gentiloni a Palazzo Chigi sarebbe impossibile se fossero centrodestra e Movimento 5 Stelle ad allearsi per fare il nuovo esecutivo. Non accetterebbero mai un uomo del Pd.