La rimozione forzata della gigantografia del feto di 11 settimane di ProVita, affissa in via Gregorio VII, a Roma, decisa dalla Giunta Raggi, non ha fermato l’associazione pro-life.
Le iniziative pro-life a Roma e in Italia
Anzi, a partire da ieri mattina, è iniziata una vera e propria “campagna mediatica” che ha visto come protagonista proprio l’immagine rimossa che sta girando per le strade di tutta Italia, tramite ben 100 camion vela. Diversi i comuni e le località che hanno aderito all’iniziativa da nord a sud: Modena, Como, Porto Recanati, Siracusa, Bari, Foggia, Trani, Benevento ecc.
I camion vela riportano messaggi diversi “non sono un fatto politico, non sono un’invenzione della Chiesa”, “sono un bambino, guardami” e quello dell’immagine censurata “tu eri così a 11 settimane. Tutti i tuoi organi erano presenti. Il tuo cuore batteva già dalla terza settimana dopo il concepimento. Già ti succhiavi il pollice. E ora sei qui perché la tua mamma non ha abortito”.
Quella di ProVita non è stata l’unica iniziativa pro-life di grossa portata, organizzata in questo ultimo periodo: infatti, lo scorso sabato 20 maggio si è svolta a Roma l’ottava edizione della Marcia per la Vita, proprio nei giorni in cui cade il quarantennale dell’approvazione della legge 194 che ha reso legale l’aborto in Italia (per la precisione proprio oggi, 22 maggio).
Moltissime le associazioni pro-life che hanno sfilato in un lunghissimo corteo partito da piazza della Repubblica e terminato a piazza Venezia: ProVita, Movimento per la Vita, la Scuola Libera Gilbert Keith Chesterton e la stessa CitizenGo che si è vista anch’essa censurare i propri manifesti dalla Giunta Raggi, qualche giorno fa, perché recanti una frase definita da alcuni gruppi femministi “provocatoria” e cioè che la prima causa di femminicidio è appunto l’aborto.
I gruppi hanno provveduto, tramite numerose segnalazioni, a farli rimuovere.
Lo strano silenzio dei media
E’ proprio con questa seconda immagine censurata ( dopo quella di ProVita) che hanno sfilato gli associati di CitizenGo, rivendicando di poter esprimere un parere diverso da quello di chi considera l’aborto un diritto della donna, perdendo di vista il diritto del bambino, nel grembo materno, a vivere.
Filippo Savarese, presidente di CitizenGo Italia, presente in prima fila alla Marcia, ha ribadito, durante la manifestazione, che oggi è vietato parlare di aborto perché esiste una censura del “politicamente corretto” anche nei media, tanto che la notizia della Marcia per la Vita, sebbene abbia raccolto diverse migliaia di persone e si sia snodata lungo le vie della Capitale, non è rimbalzata minimamente nei vari tg né su alcuna testata giornalistica, nonostante la cospicua presenza delle forze politiche: convintamente presente la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni con alcuni sindaci del suo partito, tra cui Ninni Gemmato, sindaco di Terlizzi, il senatore della Lega Simone Pillon, Gianni Alemanno con Il Popolo della Vita e il partito fondato da Mario Adinolfi “Il Popolo della Famiglia”.
Anzi, l’unico accenno all’iniziativa, presente sui media, è comparso sul Televideo della Rai, la sera stessa in cui si è svolto il grosso corteo, tramite una breve frase con cui si liquidava l’intera manifestazione come se fosse frutto di un ristretto gruppo di esaltati attribuendola, per la precisione, “all’associazione di estremisti pro-life” CitizenGo. Lo stesso Savarese ha replicato rivendicando con l’orgoglio le posizioni “estreme” sulla vita di Citizen, ovvero l’essere a favore della vita da un estremo (l’inizio, il concepimento) all’altro (il fine vita, quindi no all’eutanasia).
Il Gala del bene comune
Intanto per far conoscere a tutti, più da vicino, quest'associazione di "fanatici pro-life", il prossimo sabato si terrà a Roma il "Gala del bene comune" promosso e organizzato appunto da Citizen e che vedrà tra i suoi ospiti più illustri il Direttore del quotidiano La Verità, Maurizio Belpietro, per il modo con cui il suo giornale ha raccontato in Italia le tragiche vicende di Charlie Gard e Alfie Evans, l'Avvocato Marco Sermarini, presidente della Società Chestertoniana Italiana, tra i fondatori della Scuola Libera Gilbert Keith Chersterton, il Professor Avvocato Mauro Ronco, presidente del Centro Studi Rosario Livatino, in prima fila per la difesa dell'obiezione di coscienza dei medici costretti a rinnegare la loro professione e vocazione dalla legge sul testamento biologico, la signora Chiara Paolini, una semplice mamma impegnata a difendere la dignità della malattia di bambini che non possono farlo da soli. A cominciare dal piccolo grande 'Mele', suo figlio.