“Sui ministri non c’è nessuna discussione in atto perché i ministri li sceglie il presidente della Repubblica. Non fate retroscena sui ministri perché non c’è niente”. Diceva così Di Maio mercoledì 23 maggio ai giornalisti che gli chiedevano se vi erano risvolti sulla questione governo. Sono bastati quattro giorni per far sì che il leader dei Cinque Stelle cambiasse opinione e minacciasse di dar luogo a procedere all’impeachment del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
L’empeachment e l’Italia divisa
Come affermato da Di Maio in numerose interviste e conferenze stampa, la richiesta di impeachment è figlia di un atto di forza che, a suo dire, avrebbe negato al suo partito, in intesa con la Lega, la possibilità di governare, ritenendo incostituzionale la scelta di Mattarella di porre il veto sul candidato ministro all’Economia Paolo Savona.
Naturalmente non è mancata la risposta del Presidente della Repubblica che, nella conferenza post-recesso di Giuseppe Conte, ha spiegato i motivi di tale scelta, giustificando il fatto che la proposta di un ministro antieuropeista avrebbe comportato un notevole danno all’economia nazionale, danneggiando i piccoli risparmiatori ed i piccoli imprenditori. Quale garante della stabilità del paese, Mattarella ha soltanto applicato le prerogative stabilite dall’art. 92 della Costituzione, come fecero prima di lui Pertini, Scalfaro, Ciampi e Napolitano. Sui social, è esplosa la protesta che ha diviso l’Italia in due fazioni: i pro-Mattarella, che difendono l’autorità del Presidente, e i pro-Di Maio, che condividono il pensiero del leader penta stellato.
Dietrofront di Di Maio
Sembrava tutto pronto per la messa in stato d’accusa di Mattarella, quando il leader pentastellato ha repentinamente cambiato idea in 24 ore, tra lo stupore dei suoi sostenitori e le risate degli antagonisti. La scelta, spiega Di Maio, è scaturita dal mancato appoggio in Parlamento della Lega, senza il quale non poteva avviarsi l’iter dell’impeachment.
Agli occhi della stampa, dei cittadini e dei partiti politici, quella di Di Maio è parsa essere una figura barbina, dimostrando la scarsa chiarezza ideologica che sta dietro il partito.
Da forte opposizione contro l’istituzione al riallaccio dei rapporti con il Presidente Mattarella, il quale ha dimostrato un encomiabile stoicismo durante le accuse mosse nei suoi confronti da M5S e FDI e ancora adesso dimostra di essere garante del bene comune, avendo invitato il leader dei Cinque Stelle a proporre un nuovo governo, suggerendogli implicitamente il suo scetticismo su Paolo Savona, che probabilmente sarà assegnato ad un altro dicastero.
Contraria parrebbe la Lega, che preferisce tornare alle elezioni il prima possibile, forte dei punti percentuali guadagnati a seguito del Mattarella-Gate, anche se nella giornata di giovedì 31 maggio si segnalano possibili, nuove aperture per un governo politico. Intanto Cottarelli, a cui il PdR aveva proposto l’incarico di premier, rimane in attesa della nomina, che potrebbe non arrivare nel caso in cui ci fosse la possibilità di creazione di un nuovo governo politico.