Gestire un'autostrada in Italia, secondo le fonti del Ministero dei Trasporti relativi all'ultimo anno per cui si hanno i dati completi, rappresenta la classica gallina dalle uova d'oro per i concessionari: un incasso di circa 6,9 miliardi, con utili in media superiori al 16%. Visti gli utili e gli scarsi investimenti per la manutenzione, esponenti del Governo hanno affermato che bisogna nazionalizzare le autostrade italiane. Di parere contrario altri esponenti e vari governatori, che hanno ipotizzato che, con le attuali norme del settore pubblico, la nazionalizzazione [VIDEO] porterebbe, ad esempio, non a progettare un nuovo ponte in 8 mesi, ipotesi fantasiosa, ma in circa 20 anni.
Dalla fantasia privata al dramma pubblico.
Privatizzare vuol dire regalare?
La percezione che tutte le privatizzazioni siano dei "regali" agli "amici" è il motivo principale che ha portato i tradizionali partiti al tracollo a favore dei populisti: esempio ne è la battaglia sulla privatizzazione dell'acqua, con il referendum vinto ma rimasto lettera morta. Risulta inoltre evidente che le concessioni dovrebbero essere la conclusione di un processo amministrativo svolto nella massima trasparenza, in cui l'opinione pubblica percepisca la convenienza del dare ai privati la gestione del bene per ottenere un beneficio sia per loro, sia per la collettività.
Abbiamo invece visto in questi anni le battaglie dei piccoli concessionari sottoposti alle rigide regole di trasparenza richieste dalla Comunità Europea e la facilità con cui i grandi concessionari hanno ottenuto quanto di loro interesse.
La chiave è negli accordi delle concessioni, nei documenti che stabiliscono diritti e doveri del concedente, lo Stato, e del concessionario, il gestore privato. Contrattati dai Ministeri e dai gestori privati, sono intese in cui gioca un ruolo fondamentale anche la politica.
Lo Stato: potere Legislativo, Esecutivo, Giudiziario
In questi accordi dovrebbe rientrare anche il controllo della Magistratura, innanzitutto di quella contabile, per non permettere che un bene o un servizio pubblico venga gestito dai privati con utili talmente alti da far sorgere il sospetto che non derivino solo dalla bravura gestionale rispetto alla gestione pubblica.
Infatti, se lo stato risulta inefficiente nella gestione di un bene, è corretto che faccia intervenire il privato, ma come detto, evitando che il bene restringa il suo valore/ beneficio per la collettività a favore del privato. Ciò vale non solo per autostrade e acqua [VIDEO] ma anche per sanità, lotterie, energia, tlc, spazi demaniali fino alla gestione sportiva, ossia in tutte quelle attività per le quali lo stato è parte in causa.