All'indomani del tragico crollo del Ponte Morandi a Genova, l'Esecutivo Conte, compatto, ha puntato il dito contro Autostrade per l'Italia e, al termine del Consiglio dei Ministri straordinario che ha decretato lo stato d'emergenza per Genova e per la Regione Liguria, ha annunciato che "Non si attenderà l'inchiesta ed al di là degli accertamenti penali, non si potranno aspettare i tempi della giustizia". Poi, il premier Giuseppe Conte ha annunciato che il governo intende revocare le concessioni ad Autostrade per l'Italia. Una presa di posizione decisa che, però, non sarà semplice da attuare.

Le incognite sulla revoca della concessione autostradale

Le parole di Conte, precedute dagli annunci dei vicepremier - Luigi Di Maio e Matteo Salvini - e del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, potrebbero essere un "annuncio ferragostano dettato dall'emozione". Revocare la concessione ad Autostrade per l'Italia, infatti, è una misura drastica che va ad incidere su una serie di assetti ben consolidati. Per metterla in atto, dunque, si dovranno risolvere problemi di carattere politico, giuridico e finanziario.

Per prima cosa è bene considerare che una concessione - generalmente - è revocabile per gravi motivi. Dopo quanto accaduto il 14 agosto, la posizione di Autostrade per l’Italia è ovviamente difficile (soprattutto se si considera che il crollo del Ponte Morandi è solo l'ultimo di una serie di controversi episodi).

Tuttavia le "incognite giuridiche" che gravano su una possibile revoca sono diverse. Innanzitutto, non va dimenticato che, ancora, non è stata mossa nessuna "contestazione di tipo formale per gravi inadempienze". Inoltre, il ministero delle Infrastrutture dovrà riuscire a dettagliare le accuse che, nelle scorse ore, ha mosso alla concessionaria.

Il quotidiano "Il sole 24 ore" ha ricordato, in proposito, che in questa fase "entra in gioco" il materiale in possesso della non sempre brillante ed efficiente Struttura di vigilanza sulle concessioni autostradali (Svca), ex-Ivca. Le carenze del controllore sono, purtroppo, varie e, come spesso accade nel nostro Paese, è difficile stabilire se si tratta di "semplice" inerzia della P.A.

o se si è sconfinati nella collusione.

Gli attuali elementi in possesso al ministero per disporre la revoca quindi sarebbero pochi. Inoltre, bisogna anche considerare che, fino ad oggi, Autostrade per l’Italia, non è mai stata condannata. Dunque, per giungere ad una "verità giudizialmente accertata" ci vorranno degli anni.

Qualora, poi, venisse disposto un provvedimento di revoca, si dovrà, inoltre, considerare che Aspi lo impugnerebbe, aprendo, di fatto, un lungo e combattuto contenzioso.

Altro dettaglio da non sottovalutare è il fatto che eventuali inadempienze di Autostrade per l'Italia andranno valutate alla luce delle diverse convenzioni che regolano le concessioni loro affidate (rese pubbliche, dopo decenni, l'anno scorso ma con ancora importanti omissis).

La questione finanziaria

La "questione autostrade", in Italia, è una questione alquanto spinosa. Al di là dei giochi di potere tra controllore e controllato e del rischio di collusione (evocato, senza troppi giri di parole, anche da Luigi di Maio), infatti, c'è un problema, serio, di finanza pubblica. lo Stato non può permettersi né nuove costruzioni né ampliamenti; il motivo è semplice: non ha fondi.

Gli interventi, infatti, vengono finanziati con i capitali recuperati dai gestori (che, come previsto dalle concessioni stesse, vengono remunerati con degli aumenti tariffari e con delle proroghe delle concessioni). Considerando questo scenario non è difficile capire che lo Stato ha scarso potere contrattuale.

'Obblighi sempre rispettati'

Alle dichiarazioni del premier Conte ha fatto seguito, a stretto giro, la risposta di Autostrade per l'Italia. La concessionaria, in una nota, ha affermato di aver sempre effettuato - sulla base dei migliori standard internazionali - attività di monitoraggio e attività di manutenzione. Inoltre, ha fatto sapere che intende collaborare con le istituzioni locali per ridurre, al minimo, i disagi post crollo.

Poi, la società - che fa riferimento, come principale azionista, alla famiglia Benetton - ha anche proposto un piano di ricostruzione del viadotto spiegando di lavorare alacremente alla definizione di un progetto che potrebbe essere completato in 5 mesi (a decorrere dalla piena disponibilità delle aree).