Sono passati tre giorni dalla diffusione della notizia, una notizia che pare non aver fatto molto rumore, nonostante racchiuda in sè un gesto di estrema gravità. Un procuratore della Repubblica, Luigi Patronaggio, è stato minacciato di morte dopo aver avviato un'indagine a carico del ministro Matteo Salvini. Alcuni esponenti, politici e non, hanno ritenuto doveroso esprimere la propria vicinanza al magistrato, mentre altri, tra cui il premier Giuseppe Conte e il vicepremier Luigi Di Maio, non hanno proferito alcun commento, ignorando del tutto quanto avvenuto.

E se da loro è arrivato solo silenzio, è ancora più preoccupante quanto è arrivato da alcuni utenti iscritti ai social, che dopo aver letto la notizia hanno teorizzato che si tratti di un complotto.

Perchè non si tratta di una 'minaccia qualsiasi' e perchè i vertici del governo avrebbero dovuto parlarne

Per meglio comprendere la portata del fatto, occorre mettere in evidenza alcuni dettagli della vicenda. La lettera minatoria recapitata a Luigi Patronaggio insieme ad un proiettile conteneva la frase ''Zecca, sei nel mirino''. E' facilmente deducibile, quindi, che il messaggio non contenga solo una minaccia di morte, ma anche un riferimento ideologico. Il termine ''zecca'' è tradizionalmente associato a chi porta avanti o sostiene una Politica di sinistra, mentre altri particolari suggeriscono che la busta sarebbe stata inviata da qualcuno vicino all'estrema destra.

Sulla busta, infatti, è stato impresso il simbolo di Gladio, un collegamento decisamente inquietante se si pensa al mistero che ancora avvolge tale organizzazione.

Nel corso degli anni sono state intraprese numerose inchieste e vari tentativi di far chiarezza su quanto Gladio abbia fatto e per quanto sia realmente sopravvissuta, generando decine di testimonianze e relative smentite.

Tuttavia, è appurato che si tratti di un'organizzazione paramilitare, che abbia avuto una stretta collaborazione con i servizi segreti e che abbia famigliarità con l'estrema destra. Di conseguenza, tanto dovrebbe bastare per attirare l'attenzione del mondo politico, che dovrebbe condannare qualsiasi intimidazione alla magistratura e qualsiasi ipotesi di correlazione ad ambienti simili.

Il Presidente del Consiglio e il leader dei Cinque Stelle, invece, hanno preferito adottare un religioso silenzio, se non una velata indifferenza. Quasi che essere minacciati sia parte integrante del mestiere di procuratore, esponendosi all'ira di mafie, di potenti o di personaggi di un certo calibro. Quasi che difendere l'incolumità di un magistrato sia più fuori luogo di denigrare l'imparzialità dalla magistratura stessa. Quasi che i riferimenti ideologici non siano espliciti o che non possano destare preoccupazione. Eppure sarebbe bastata una frase di circostanza, un'espressione di solidarietà verso chi lavora per il rispetto delle leggi, un monito a combattere chi si appropria del non-diritto di interferire con le indagini in corso.

O, ancora meglio, sarebbe stato utile 'approfittare dell'occasione' per introdurre un discorso sul fanatismo politico e sui limiti dell'ideologia, vista l'escalation di vandalismi, aggressioni e manifestazioni d'intolleranza che si sono susseguiti negli ultimi mesi, molti dei quali all'insegna di gruppi neofascisti o del cosiddetto ''clima d'odio''.

Con ciò non s'intende affermare che la classe dirigente ne sia responsabile, ma che essa debba contrapporsi con fermezza a questa tendenza; così come non s'intende insinuare che i responsabili delle minacce abbiano rapporti diretti con una precisa fazione politica, ma che il credo politico potrebbe esserne una componente e che in quel caso non possa essere sottovalutato.

L'aggravante social: 'E' stato fatto per screditare Salvini'

Un commento da parte dei vertici del governo avrebbe avuto anche un altro vantaggio: placare quella minoranza di opinione pubblica che ha reagito con alquanto discutibili teorie complottiste. ''Per me la minaccia arriva da attivisti del Pd per infangare Salvini'', è questo uno dei tanti commenti fuorvianti che sono apparsi sui social dopo la pubblicazione della notizia. La busta, il proiettile, la lettera, il marchio, nulla di preoccupante, per alcuni solo anti-propaganda. Mentre altri ipotizzano addirittura che il magistrato si sia auto-inviato l'intimidazione, con il tentativo di ottenere una scorta in più o di destare un falso allarmismo.

''Viene da chiedersi come mai quelli del Pd ricevano proiettili proprio quando il partito è in difficoltà'' scrive qualcuno sotto un articolo de Il Mattino, ''E' un classico, ci si manda una cartuccia e tutti passano dalla tua parte'' posta un altro, condividendo la news.

C'è, poi, chi torna avidamente a schierarsi dalla parte di Salvini, come se le minacce a Luigi Patronaggio danneggiassero il vicepremier anzichè il pm. ''Questa è sicuramente farina dei complottisti di sinistra, di cui Patronaggio fa parte. Hanno simulato questa azione per screditare Salvini, non vi è dubbio'' si legge in un commento, ''Poveri sinistri, non sanno cos'altro inventarsi, ma ormai la gente ha capito di cosa sono capaci pur di tornare al potere'' si apprende da un altro.

Una piccola follia collettiva, dunque, alimentata dalle tifoserie e dalla sfiducia nei mezzi d'informazione (anche quelli più autorevoli). Un fenomeno che il governo non dovrebbe ignorare e che, anzi, dovrebbe combattere, invitando tutti gli utenti a non fomentare dubbi propagandistici e teorie infondate.