È passato esattamente un anno da quando è iniziata in Italia la pandemia di COVID-19 che ha interessato qualsiasi settore, ambito e aspetto del mondo intero. A distanza di 365 giorni, la vita di tutti i giorni stenta a riprendendere e molte cose sono cambiate. Tutto ciò a cui si era abituati, la quotidianità, le abitudini, lo stile di vita, è ora totalmente diverso. Niente è più come prima e probabilmente ci vorrà ancora del tempo prima che tutto ritorni alla ‘normalità’.

La scuola e il lavoro: le due realtà maggiormente colpite

Se ci si sofferma sui due punti cardine della vita, la scuola e il lavoro, si nota il cambiamento più radicale: dalle lezioni in presenza in compagnia degli altri compagni di classe si è passati alla Dad, la ‘famosa’ didattica a distanza, così come dal lavoro di gruppo in ufficio si è giunti allo Smart Working, o lavoro agile che dir si voglia.

L'avvento delle varianti, in particolar modo di quella inglese, ha provocato un'apertura e una chiusura a singhiozzo delle scuole, dal momento in cui l'infezione da Coronavirus è diventata più virulenta con i più piccoli divenuti anch'essi (e loro malgrado) vettori del virus. Per evitare che si verifichi un distacco dalla realtà troppo traumatico, la didattica a distanza non deve essere considerata come un ripiego bensì come un'alternativa e un'integrazione per ripensare la scuola. Dall'altra parte, queste lezioni 'virtuali' necessitano di spazi in casa e dispositivi che non tutte le famiglie possono permettersi (si pensi soltanto a nuclei familiari numerosi che vivono all'interno di un bilocale).

Ovviamente, come in ogni circostanza, bisogna tenere presente i pro e i contro.

Tutte queste trasformazioni, seppur soggette a polemiche, hanno però aperto un nuovo dibattito su diversi fronti: ad esempio l’importanza della tutela dell’ambiente vista una diminuzione generale in diverse Regioni dell’inquinamento atmosferico durante il lockdown (l’assoluta permanenza in casa e l’eliminazione del traffico cittadino hanno ridotto la percentuale delle polveri sottili); di contro, questo isolamento forzato ha dato luogo a ripercussioni negative sull’apparato economico-sociale (basti pensare alla chiusura di numerose attività commerciali, causata dalla totale assenza dei clienti, soprattutto di quelli più ‘fedeli’) e, ancora più rilevante, ha provocato delle ferite profonde nella psiche delle persone.

Il coronavirus e i suoi effetti: le diverse sfaccettature della pandemia

Quest’anno è stato difficile e tremendo, eppure ha insegnato qualcosa. Si è riscoperta la vicinanza con i propri cari, il significato di valori come la solidarietà, l’unione, la condivisione e si sono rivalutati alcuni legami. È come se il mondo intero fosse diventato un piccolo paese, in cui tutti si conoscono e si aiutano reciprocamente.

In qualche modo ci si è sentiti vicini e uguali, nonostante le numerose differenze e soprattutto le distanze fisiche. Non a caso esiste l’espressione proverbiale ‘Tutto il mondo è paese’. Ciononostante, fanno capolino due grandi e ingombranti preoccupazioni: la consapevolezza di dover convivere a lungo con un ospite indesiderato, il virus, e il pericolo di ritornare a quell’atteggiamento personalistico ed estremamente egocentrico, una volta terminata l’emergenza sanitaria.