Il Festival di Sanremo 2022 celebra il ritorno alla canzone nazionalpopolare e gli ascolti tv (sempre superiori al 50% di share) premiano questa scelta. Anche se forse tutto ciò è la riprova che in Italia continuano a prevalere gusti musicali e generi omologati e ancorati al passato.

Sanremo tripudio del revival

Sin dalla prima serata, con la scelta di portare in gara sul palco personaggi come Iva Zanicchi, Donatella Rettore o Massimo Ranieri, il Festival di Sanremo può dirsi il trionfo del revival, dell’usato sicuro che fa audience. Anche se ovviamente tali scelte non favoriscono le innovazioni musicali.

A livello internazionale sarà davvero dura per la musica italiana ripetere i fasti dello scorso anno che hanno portato sul tetto d’Europa i Måneskin fino all’Eurosong contest, visto che quasi tutte le canzoni in gara a Sanremo non sembrano facilmente replicabili come successo all’estero. I brani in concorso a Sanremo quest'anno possono andare bene per un mercato nazionale, ma difficilmente possono sfondare in uno estero come fatto con "Zitti e buoni", che oltre al testo proponeva una visione nuova di un genere, quello rock, fermo da anni su proposte stantie e ripetitive.

Sanremo i papabili hits

Notoriamente, contrariamente alle classifiche parziali e finali, per la kermesse sanremese gli ultimi in classifica sono spesso i primi nelle radio.

Non è troppo strano che ultima sia la canzone più hits del festival, ovvero "Duecuecentomila ore", cantata da Ana Mena con un ritmo che sa tutto d’estate e che per ammissione della stressa cantante è già pronta anche in una versione spagnola.

Stesse ambizioni per Elisa e per Emma che avranno di che sorridere da qui all’estate, perché al festival hanno potato due canzoni con molte potenzialità che hanno reso uniche e inarrivabili grazie alla loro voce.

Mahmood e Blanco hanno trovato una intesa e un sodalizio canoro sublime in "Brividi" ma ancor più intenso ed emotivo nel reinterpretare e render ancor più bella una canzone come "Il cielo in una stanza" di Gino Paoli.

Sanremo i motivi del successo

Canzoni a parte, i motivi del successo di questo festival, come rilevato dai dati Auditel, sono da ricercare in una conduzione di Amadeus sobria ma piena di trasporto emotivo, dovuto tanto alla scelta di ospiti (che il conduttore ha rimarcato come amicizie vere, esempio Fiorello e Jovanotti), quanto di co-conduttrici che hanno saputo mixare cultura, charme e ironia sostituendo (se non colmando), a loro modo e stile, la assenza di ciuri Fiorello, presente solo nella serata di apertura.

Dalla sempre affascinante Ornella Muti, passando per la giovane Lorena Cesarini, che con garbo ha parlato di razzismo anche emozionandosi, fino a Drusilla, vera scoperta televisiva innovativa, a Maria Chiara Giannetta che con grande recitazione ha anche dato prova di avere voce degna di nota. In attesa di Sabrina Ferilli all'ultima serata.

I numeri sono nello spettacolo esattamente come la maturità per uno studente, sancendo coi numeri quello che è l'impegno profuso precedentemente.

Nei tre anni di sua conduzione e direzione, venuta dopo le due edizioni di Baglioni (che aveva dato una svolta la festival), Amadeus ha saputo far crescere questa rassegna canora avendo il merito di aver trovato nel suo terzo festival - sarà davvero l’ultimo?

- la perfetta sintesi tra genere retrò e modernità in uno spettacolo nel quale, toni e argomenti seriosi si sono mescolati alla perfezione con la musica delle canzoni, facendo superare ad Amedeo Sebastiani l’esame finale a pieni voti.