Tanto tuonò che piovve: dopo la campagna per la segreteria, tutta incentrata sull'affermazione di principio del primato del PD nella nuova maggioranza post-berlusconiana, Renzi non può esimersi dal continuare a portare avanti le sue posizioni e presenta a Letta ed agli alleati il conto (... Ed è solo il primo!).

Era chiaro a tutti che, sul tema della riforma elettorale, il nuovo segretario del PD avrebbe subito il suo primo vero esame. Il "pierino" Renzi aveva già messo in cantiere le difficoltà dei suoi interlocutori e sapeva bene che:

  1.  il NCD di Alfano tutto vuole meno che andare a votare subito, sentendosi a rischio di ripercorrere il cammino già conosciuto da Fini & co.;
  2. altrettanto dicasi per Scelta Civica di Monti e Per l'Italia di Casini, impegnati a riorganizzarsi dopo la separazione (... essendo entrambi quasi a volumi vicini a quelli prodotti dalla scissione dell'atomo);
  3. Letta e Napolitano, puntano, costi quel che costi, a tenere in vita questo governo almeno sino a dopo il semestre di presidenza europea, sempre che, prima, non si riesca a trovare un rimedio accettabile alla sentenza della Consulta sul "porcellum": a quel punto "tana, liberi tutti ...".

Il primo passo, nella direzione desiderata, è stato quello di far trasferire alla Camera l'esame delle nuove proposte, sottraendole all'immobilismo che ne aveva sinora caratterizzato l'iter al Senato, chiara conseguenza della particolare situazione dei "numeri", là dentro poco rassicuranti.

Le prevedibili lamentele del "coraggioso" Quagliariello, per conto di Alfano & co., considerato quanto convenuto in premessa sulla situazione del NCD, dovrebbero essere superabili (dopo il primo doveroso annuncio di fuoco..."Amico") in funzione della intelligente modalità con cui Renzi ha presentato le sue preferenze.

Si tratta di più proposte, apparentemente "aperte" a modifiche, ma che di fatto sono tutte convergenti sul bipolarismo spinto: difficile per Alfano smarcarsi, dopo tante passate prese di posizione in linea con quell'obiettivo, anche se le sue decisioni potrebbero essere legate al livello della stecca (intesa come "riga"...) che si porrà quale "sbarramento".

Per valutare le eventuali conseguenze sul governo, resta da vedere cosa faranno i due "soci di minoranza" della maggioranza, anche se è improbabile attendersi da Monti e Casini atteggiamenti non allineati con gli intenti del Quirinale (e Letta ringrazia).

Fuori dall'esecutivo, berlusconiani, fratelli d'Italia e grillini affilano i coltelli (e se Vauro mi leggesse, qui trarrebbe sicuramente spunto per una vignetta dedicata a La Russa...).

In effetti, però, le reali intenzioni di Grillo e Casaleggio potrebbero essere ancora non dichiarabili, in funzione del reale interesse ad andare prima possibile al voto (con una qualsiasi nuova legge, come ha dimostrato la provocazione sul "porcellum") ad evitare di perdere il forte appeal che ancora il M5S gode fra i giovani ed i delusi della politica.

In tutto questo bailamme (... E non a caso lo cito per ultimo) spicca l'assordante silenzio di SEL: le accorte dichiarazioni del capace Migliore non bastano, almeno per il momento, a farci capire cosa stia architettando il governatore pugliese per massimizzare l'eventuale peso contrattuale della sua pattuglia di votanti.

Se, dopo questa prima mossa, Renzi continuerà a fiutare il vento a favore non avremo bisogno di attendere molto per saper come andrà a finire...