Roma con quartieri a luci rosse? Il cosiddetto zoning? Non è una novità, anche se oggi se ne fa un gran parlare e due municipi su tre dei 15 distretti romani, sembrano favorevoli a questo progetto partito dall'Eur. Secondo i vertici del IX Municipio, è da attuare entro aprile. Il vero precursore fu colui che era Prefetto di Roma nell'aprile del 2005, Achille Serra, mentre nella Capitale era sindaco Walter Veltroni che, invece, fu il primo a opporsi all'idea.

Serra definì la proposta come l'istituzione di una zona protetta dove le prostitute avrebbero potuto esercitare il mestiere più antico del mondo senza disturbare i quartieri, senza consumare i rapporti con i clienti sotto i balconi delle abitazioni. Era un momento difficile. Salaria, Tiburtina, viale Palmiro Togliatti, via dei Prati Fiscali, via Cristoforo Colombo e tante altre, erano letteralmente invase da prostitute, transessuali, anche da prostituti in zone più ristrette, tutti ben attivi a tutte le ore del giorno. Forti i malumori fra i residenti, proteste, soprattutto quando rientrando a casa con i figli la gente doveva passare fra auto nelle quali venivano consumati rapporti sessuali con le squillo, anche nelle rampe dei garage condominiali. Secondo Serra, la zonizzazione avrebbe poi permesso di controllare e limitare meglio lo sfruttamento della prostituzione eliminandolo, come la vera e propria tratta di ragazze dell'Est europeo costrette a battere i marciapiedi romani. Senza contare una possibile schedatura e i controlli sanitari.

Dieci anni fa l'idea dell'allora Prefetto fu però subito stigmatizzata. Era prevedibile in una Roma che è sempre stata e rimarrà la Capitale della Cristianità. Veltroni fu poi lapidario: «Un quartiere a luci rosse è una risposta sbagliata a un problema reale», sottolineando l'intollerabilità per una Roma città d'Arte e della Storia del mondo, l'esistenza di un quartiere per il mercato del sesso o con donne seminude in vetrina come ad Amsterdam, mentre Roma «nutre un certo rispetto per le donne. Il corpo di una donna non è un supermercato». Oggi, in questo inizio del 2015, sembra essere tutto cambiato, la gran parte dei municipi, tutti a guida centrosinistra, sembrano propensi alle vie del sesso. Si parla di red light district, i primi nel Municipio dell'Eur grazie alla proposta del presidente Andrea Santoro che vorrebbe passare all'applicazione entro aprile su viale di Val Fiorita, tra la stazione Eur-Magliana della metropolitana Linea B e il cavalcavia precedente il Luneur (il Lunapark dell'Eur), ma anche via Romolo Murri e via delle Tre Fontane. Sarà definito dopo l'incontro con l'attuale prefetto Pecoraro che, di suo, non vede di buon occhio questa soluzione.

Fuori dal coro, fra altri amministratori locali, Cristina Maltese, presidente del XII Municipio (Portuense-Gianicolense-Pisana) che ha una posizione molto simile a quella di Veltroni di dieci anni fa ponendo in più l'accento sulle nuove politiche dell'Unione Europea dedicate ai paesi che lo zoning lo hanno sperimentato da decenni, contro la tratta delle donne. Perplessa pure Susana Fantino, presidente del VII Municipio (Anagnina-Appio-Tuscolano). L'attuale sindaco Marino è favorevole alle vie della prostituzione e ne aveva già parlato a giugno 2014 con l'idea di "zonizzazione a luci rosse", aree magari tutte fuori dal Grande Raccordo Anulare. Un'idea che piacque molto a Maria Pia Covre, fondatrice del Cdcp, il Comitato per i diritti civili delle prostitute.