Dopo la tragedia avvenuta nel canale di Sicilia, dove centinaia di uomini hanno perso la vita, l'UE cerca di trovare una soluzione, ma le misure paventate non sembrano essere quelle sperate. Si tratta di soccorsi più in termini di fondi, al fine di rafforzare le operazioni di Triton, più che di logistica, alla luce anche dell'emergenza italiana di trovare dei rifugi adeguati ad accogliere gli immigrati giunti qui disperati. Come se non bastasse, alla farraginosità delle istituzioni europee, si aggiunge l'opposizione di regioni e sindaci ad ospitare nuovi immigrati nelle proprie strutture. 

Più fondi, meno idee - È un'Europa a metà quella che esce dal consiglio straordinario a quasi una settimana dalla tragedia in mare, dove più di 700 persone hanno perso la vita. A metà, perché se il tema dell'immigrazione è già di per sé divisorio in patria, lo è ancora di più a Brussels, dove i rappresentanti degli stati nordici, in primis la Gran Bretagna, si rifiutano di fornire aiuto logistico ai paesi del mediterraneo, che sempre più spesso devono farsi carico della gestione degli immigrati. È abbastanza evidente come l'aumento di risorse, previsto per sostenere il programma Triton, sia insufficiente per fronteggiare una vera e propria emergenza umanitaria che avviene a pochi chilometri dalle nostre coste e costringe milioni di persone a rischiare la propria vita per ottenere qualcosa di meglio. Dall'altro lato, l'UE mostra ancora di trovarsi, per così dire, a metà del guado, divisa tra una piena vocazione politica o ancora sbilanciata a favore del coordinamento delle economie degli stati membri ed al sostegno del mercato comune.



Attualmente, l'immagine che trapela è quella di un'Unione che si agita, spinge e pretende garanzie quando c'è da non sforare di uno 0,1% il tetto del 3% del debito sul PIL, ma non riesce a trovare soluzioni comunemente ed egualmente condivise quando bisogna fare il possibile per aiutare chi si è salvato e fare in modo che eventi del genere non si ripetano. Ad ogni modo, aldilà dell'innalzamento del budget di Triton, le altre proposte giunte non sono sembrate le più adatte, a partire dall'idea di usare droni pronti a colpire gli scafisti, che non è praticabile sia per l'assenza di una dotazione adeguata da parte delle nostre forze armate, sia perché si tratterebbe di una vera e propria azione di guerra, contestata anche da esponenti della Chiesa. A questo si aggiunge la promozione, da parte del tandem Salvini-Meloni, del blocco navale difronte alle coste libiche, affiancata da operazioni diplomatiche volte ad "aiutarli a casa loro", prima che vengano a casa nostra. Tuttavia, anche quest'ultima si potrebbe risolvere nel cosiddetto "servizio taxi" ,per cui sarebbero le stesse navi di Triton a portare gli immigrati in Italia. Probabilmente, l'unica cosa che si vede dall'intera faccenda è un progressivo tentativo da parte di tutti gli attori coinvolti di svincolarsi dall'onere di fare qualcosa di concreto insieme, benché rimettendoci anche un po', preferendo fare dei paesi che affacciano sul mediterraneo il grande centro d'accoglienza d'Europa.