Negli ultimi giorni siamo tornati a parlare spesso di pensioni, e quindi della riforma Fornero. Discussa e contestata dalla maggior parte dei cittadini, considerata il mezzo tramite cui il governo Monti ci ha salvato secondo molti uomini politici. Ecco quali sono i principali cambiamenti al sistema pensionistico previsti dalla riforma.
Da retributivo a contributivo
Questo il cambiamento sostanziale. La riforma prevede infatti che tutte le anzianità contributive maturate dai lavoratori dopo il 31 dicembre 2011 non siano più calcolate in base alla retribuzione degli ultimi anni lavorativi, ma in base ai soli contributi versati dal lavoratore stesso: questa regola è valida per tutti i lavoratori.
Innalzamento delle soglie per andare in pensione
L'innalzamento ha riguardato principalmente le donne. L'età della pensione per le donne infatti è stato innalzato a 66 anni nel 2012, a 63 anni e 9 mesi nel 2014-2015 e sarà innalzata ulteriormente a 66 anni nel 2018. Per le lavoratrici autonome l'età pensionabile nel 2014-2015 è diventata 64 anni e 9 mesi. Per gli uomini invece il momento di andare in pensione non può arrivare prima che il lavoratore abbia raggiunto l'età di 66 anni e 3 mesi. Questi cambiamenti delle soglie di età sono calcolati anche in base all'aumento dell'aspettativa di vita: punto non considerato, come ricordato molte volte dai sindacati in questi giorni e in passato, è la differenza tra lavori usuranti e non.
Inoltre, nessun lavoratore, uomo o donna che sia, non potrà percepire la pensione prima di raggiungere i 20 anni di contributi.
Spariscono le pensioni di anzianità
Fino all'entrata in vigore della riforma Fornero, i lavoratori potevano andare in pensione, una volta raggiunti i 40 anni di contributi, a prescindere dall'età.
Con la riforma la "pensione di anzianità" viene di fatto sostituita con la pensione anticipata. Dal 2012 si può infatti andare in pensione non prima del raggiungimento di 41 anni e 1 mese di contributi versati per le donne e 41 anni e 6 mesi di contributi versati per gli uomini, e nel 2014 il numero di anni necessari è stato innalzato ulteriormente a 41 anni e 6 mesi per le donne e 42 anni e 6 mesi per gli uomini.
Lavoratori autonomi
I lavoratori autonomi hanno visto l'innalzarsi delle aliquote cotributive di 0,3 punti ogni anno, al fine di arrivare, nel 2018, all'aumento di tali aliquote di 2 punti. Nel 2011 le aliquote per gli artigiani e i commercianti erano del 20-21%, mentre per i lavoratori dipendenti del 33%.
Elsa Fornero: assolta o condannata?
L'ex ministro Fornero, a causa della sua firma sulla riforma, è stata presa come capro espiatorio per un momento molto difficile del nostro paese. Anche molti politici contestano la riforma, per amore di verità bisogna però ricordare che nel nostro paese le leggi le vota il parlamento. La Fornero ha solo scritto e messo il suo nome sulla riforma tanto odiata.
Dal canto suo comunque, l'ex ministro anche recentemente ha voluto difendere questo cambiamento del sistema pensionistico, giustificandolo con il grave momento economico che il nostro paese stava vivendo nel 2011 e che, secondo lei, ci avrebbe salvato dal baratro. Dopo la recente sentenza della Consulta riguardante l'indicizzazione delle pensioni (che era prevista dal Salva Italia), Renzi ha detto di avere intenzione di ritoccare la legge Fornero, dando alle "nonne" la possibilità di andare in pensione prima rinunciando ad una parte dell'assegno pensionistico.