Uniti piú che mai: perla prima volta tutti e 50 gli stati americani hanno detto "sí"al matrimonio fra coppie omosessuali, riconoscendolocome un vero e proprio diritto costituzionale. La vittoria èstata subito celebrata dal Presidente Barack Obama su Twittera suon di #LoveWins, "l'amore vince". Ma non sono solo isentimenti a trionfare in America. L'unione delle coppie omosessualirappresenta infatti il terzo obiettivo conseguito in soli tregiorni dal candidato democratico attraverso il suo programmaelettorale, preceduto dal trattato di libero scambio edagl'interventi al sistema sanitario.



"Quando sonoarrivato alla Casa Bianca solo 2 Stati erano favorevoli aimatrimoni gay. In questi anni sono saliti a 37,compreso il distretto della Colombia. Oggi tutti e 50 adericono ericonoscono il matrimonio come diritto costituzionale", hadichiarato ieri Obama alla Casa Bianca, durante il discorso airappresentanti delle associazioni lgbt per la celebrazione del mesedel Gay Pride. La sentenza della Corte Suprema siesprime per la seconda volta sul tema, quando nel 2013 stabilì chele coppie dello stesso sesso, sposate negli Stati dove era legalefarlo, potevano usufruire di benefici federali derivanti dalmatrimonio.



Mentre la Casa Bianca sitinge di arcobaleno sul web per celebrare il nuovodiritto costituzionale, nella giornata di ieri Obama ha inflitto unsonoro smacco alla legislazione entrata in vigore con il suopredecessore, Bill Clinton, che attraverso la "Defenseof marriage Act", la legge firmata nel 1996, definiva ilmatrimonio esclusivamente come l'unione tra un uomo e una donna.



"Quello di oggi èun grande passo nel nostro percorso verso l'uguaglianza",ha tweettato Obama sul suo profilo social. Un "Yes, we can!"che arriva forte e chiaro all'altra parte dell'Atlantico, inquello stivaletto che proprio in questi giorni è sceso inpiazza per lo stesso argomento durante il Family Day.



Cosa ne pensano ilSinodo e l'Italia?



Un folto numero dicredenti e religiosi cristiani hanno già espresso il propriopensiero sulle unioni delle coppie gay in occasione del Family Day diRoma lo scorso sabato 20 giugno. La manifestazione ha raccoltomolte proteste soprattutto in merito alle dichiarazioni di KikoArguello, leader neocatecumenale,riguardo le violenze domestiche fra uomo e donna.

Sembratuttavia che il dibattito di questi giorni continui a ruotare intornoall'apertura del Sinodo su altriargomenti cari alla comunità cristiana: gay, coppie difatto e divorziati.



La rivoluzione americanain tema di diritti ed uguaglianza induce, quindi, ad unconfronto e a comprendere quali siano le ragioni che frenano un talecambiamento anche in Italia. "Gli USA non vivono ilCredo come lo percepiamo qui – sostiene un fedele in visitaal Vaticano – forse anche il senso profondo della famigliatradizionale, i valori impressi nelle scritturevengono vissuti diversamente in America, con piú distanza".



"Credo che Obamastia portando una ventata di cambiamenti laici negli USA, unamaggiore apertura rispetto ad un Paese come il nostro, dove ilVaticano è ospite dello Stato Italiano ma detta legge insiemea lui", interviene uno studente di Scienze delle Religionipresso l'Università degli Studi di Roma Tre.



"Non sono sicuroche due gay debbano unirsi in matrimonio. Se la famiglia cristiana ècomposta da un uomo ed una donna, perché forzare questo modello?Dentro o fuori, non si può rivisitarela religione a proprio piacimento e secondo le proprietendenze sessuali", interviene durante il Family Day unintervistato. Insomma, mentre gli USA proclamano le nozze gay,in Italia la risposta è ancora titubante: un tiro alla fune fra chiparla di "contro natura" e chi, invece, vedenell'amore di due persone dello stesso sesso un atto deltutto naturale.