Alexis Tsipras, dopo la sua decisione di mettere nelle mani del popolo le sorti della Grecia con l'ormai famoso referendum, è diventato il simbolo di un comportamento e di un atteggiamento ostile nei confronti dell'Europa. Proprio per questo i politici italiani si sono schierati chi a favore e chi contro il premier greco con una passione politica insolita rispetto ai fatti internazionali. Tsipras è un eroe patriottico o un incosciente demagogo? I pareri paiono essere strettamente legati alle linee politiche dei vari partiti.
Contro Tsipras
Il nostro premier Matteo Renzi inizialmente sembrava particolarmente vicino a Tsipras e al suo modo di affrontare i problemi della Grecia.
Al momento dello strappo però, Renzi pare averlo abbandonato, per salire sul carro (evidentemente secondo il premier del vincitore) della Merkel. Ieri in una conferenza stampa da Berlino a cui ha partecipato insieme all'intransigente cancelliera ha detto a chiare lettere che "il referendum è un errore". Renzi ha colto l'occasione per elegiare l'operato del suo stesso governo, sottolineando che la Grecia dovrebbe percorrere lo stesso cammino verso le riforme per rilanciare la sua economia ed uscire dalla crisi.
Opinione condivisa anche dalla Merkel, ma rimanendo alla politica interna la posizione del premier è quella condivisa dalla maggioranza del Pd, dai "renziani" insomma. In questo caso la faccenda del referendum in Grecia viene strumentalizzata per rivendicare le scelte, di segno completamente opposto, del nostro governo, che ha preferito seguire le indicazioni europee e fare le riforme che l'Ue chiedeva.
Pro Tsipras
Nelle opposizioni invece la situazione è completamente opposta. Perfino un partito come Forza Italia, che certamente non si può considerare affine, per contenuti, al partito del premier greco, ha deciso di sostenere la scelta del referendum, ritenendolo una mossa che mette al primo posto la democrazia e la volontà popolare.
Come si apprende dalle dichiariazioni rilasciate dagli esponenti dei vari partiti di opposizione, sia in televisione che sui siti di notizie, la Grecia e le scelte politiche del suo governo in questo caso diventano un simbolo dell'Europa che non si occupa solo di numeri, ma anche dei popoli.
Secondo questo punto di vista, come dichiara Nicola Fratoianni, coordinatore di Sel, il referendum deciso da Tsipras non è solamente un voler scaricare nelle mani del popolo un barile troppo pesante e fastidioso, ma è un'operazione democratica che permetterà ai greci di scegliere se vorranno ancora sottostare alle regole europee.
Ovviamente anche Grillo ha colto la palla al balzo, dal momento che l'uscita dall'euro è da sempre uno dei punti di forza della linea politica del movimento, e ha reso noto che domenica sera volerà in Grecia in segno di solidarietà.
È opportuno sottolineare una differenza tra la posizione di Sel e quella di Grillo, che è molto simile a quella della Lega. Sel infatti non inneggia all'uscita dall'Europa a tutti i costi, ma vorrebbe un cambiamento dell'Ue, che serebbe al momento tutta incentrata su numeri e parametri e non darebbe abbastanza importanza al lato solidale ed umanitario della politica. Grillo e Salvini invece sono molto più categorici nell'urlare il loro desiderio dell'uscita dalla moneta unica. È comunque interessante come un faccenda di politica estera sia diventata, in un certo senso, un problema di politica interna.