Un sondaggio Demos ha indagato la percezione dell’Italia tutta rispetto alla situazione di Roma, la città della ‘Grande Bellezza’ ma anche del ‘mondo di mezzo’. Roma si conferma come lo specchio della penisola e per questo sua degna capitale. Neppure gli scandali la depauperano di una certa nobiltà che attira i nuovi rampanti della politica, grillini ma soprattutto Matteo Salvini, che ha accantonato i progetti secessionisti e punta a passare il Rubicone, questa volta da nord, e vincere così la nuova asta elettorale per battezzare d’ufficio la Lega Nazionale.
Cosa dice il sondaggio.
Il dato più superficiale misura il grado di interesse della gente rispetto alle ultime vicende romane, fino al momento apicale della crisi con le dimissioni del sindaco Ignazio Marino. La forchetta indica un intervallo paritario: il 51% ha seguito la vicenda (il 17% con molta attenzione; il 34% abbastanza), mentre il restante 49% è spartito tra un 37% che ha lesinato solo poca attenzione e il 12% totalmente latitante. Questo indica che il popolo italiano continua comunque ad attribuire centralità alla capitale e il malumore nutrito per Roma è quello delle persone che si sentono offese dalla stessa politica nazionale. Gli italiani a chi addebitano la crisi? La maggioranza è di coloro che la attribuiscono allo scoperchiamento del sistema di mafia capitale, in una percentuale che si aggira sul 31%, colpevolizzando soprattutto le precedenti consiliature.
Immediatamente appresso viene il 25% di quegli italiani che la imputano invece al malgoverno della città in maniera trasversale alle varie amministrazioni. E in successione ci sono quelli che indicano lo scandalo degli scontrini, l’invasività di un sistema clericale altrettanto decadente, anche se è una quota di poco (5%) e in basso ci sono i pochi che evadono la risposta.
Ma bisogna soffermarsi su quel 25% perché lì si infilza un altro taglio: che ruolo ha avuto il Pd? E Renzi? Quello che si legge, neppure troppo in fondo, che il partito Pd e il suo segretario non si identificano. Il Pd è il vecchio carrozzone su cui vengono montate tutte le colpe e responsabilità, in particolare in questo momento e in particolare a Roma, mentre il premier-segretario fa la sua partita in solitaria e non si è fatto lambire dalla scia delle vicende capitoline, anzi conscio della sua fortuna si è tenuto lontano dall’invischiarsi, mantenendo un profilo defilato e mandando avanti i suoi commissari.
Il partito si salva perché i suoi elettori sono ancora caramente affezionati alle primarie: il 62% di potenziali votanti del Pd dichiara a Demos di voler ancora questa elezione di primo grado, come è nel Dna del centro-sinistra. Roma mantiene la sua posizione polare nella tattica politica e nella percezione dei cittadini, come ce l’ha sempre avuta, per cui a Nord non è mai venuta meno l’intenzione di conquistare ‘Roma ladrona’ che poi era nello stesso tempo il primo avamposto del Meridione.