"Prima i Giapponesi!" è questo il grido del primo ministro Shinzo Abe, mentre presentando alla stampa il nuovo piano d'aiuto per i rifugiati siriani (cifra record per il Giappone di circa 770.000€), ha rimarcato come la politica del suo Paese sia quella di doverprovvedere prima ai bisogni della popolazione giapponese,e solo in via residuale di occuparsi dei problemi che riguardano le popolazioni in fuga dalla Siria, principalmente, e dall'Iraq.

Una politica che stride con quanto invece si discute in Europa e più in generale nell'Occidente, dove le recentitragedie umanitariehanno portato quasi tutti i Paesi a prevedere politiche di apertura nei confronti di chifugge dalla guerra.

Certo non tutti Paesi (emblematico il caso della Finlandia) hanno accettato senza discutere internamente di aprire i propri confini, ma la situazione sembra ben diversa in Giappone, dove un primo ministro conservatore, ma comunque in area liberale, prende posizioni politiche chein Europa e negli USAsono relegate ai partiti della destra radicale.

Prima i nostrianziani e le nostre donne

Il Giappone sta fronteggiando quello che secondo gli analisti è unpotenziale disastro demografico:la popolazione invecchia e ci sono pochissime nuove nascite. Si tratta di una situazione che potrebbe costare tantissimo in termini di PIL e di benessereanche nel medio periodo.Se però per tanti Paesi europei nelle medesime condizioni (vedi l'Italia su tutti) la potenziale soluzione sembrerebbe proprio quelladell'immigrazione,per i politici giapponesi questa possibilità è esclusa a priori.

"La nostra priorità è rendere più produttivi e integrati nel mondo del lavoro donne e anziani", ha tuonato Abe, rimarcando di nuovo che il Giappone non ha alcuna intenzione di prendersi carico dei profughi, siriani e non. La priorità del Paese è quella di insistere nel miglioramento delle condizioni dei propri cittadini, anche a costo di cozzare con le politiche che invece i Paesi del blocco Occidentale ritengono giuste e necessarie.

Essere pro-profughi è un suicidio politico

MG Sheftall, statunitense che insegna Storia della Cultura Giapponese all'università di Fukuoka, è intervenuto sul The Guardian, per spiegare che nessun politico difenderebbe mai pubblicamente l'accoglienza dei profughi. "Difendere politiche di asilo meno rigide, e i conseguenti cambiamenti verso il multiculturalismo che questo comporta", ha ribadito Sheftall, "sarebbe un suicidio politico per ognifigura pubblica giapponese". E intanto anche l'Ungheria sembrerebbe decisa a fare "alla giapponese".