Il Brasile non è scosso soltanto da una grave crisi economica, che sta facendo innalzare il tasso d'inflazione a livelli mai visti da dodici anni a questa parte. Negli ultimi dodici mesi il balzo dei prezzi ha superato la quota del dieci per cento - l'indice è al 10,4 - come nel Paese sudamericano non accadeva dal lontano novembre 2003.
Per quanto riguarda invece la crescita, per quest'anno, gli operatori economici prevedono un calo del 3,5 per cento; cui dovrebbe seguire, nel 2016, una diminuzione del 2,3. Dicevamo che il Paese verde-oro non è scosso solo dalle difficoltà economiche.
Lo scorso 2 dicembre, infatti, il presidente della Camera, Eduardo Cunha - del Partido do movimento democrático brasileiro (Pmdb) - ha dato il via libera alla procedura d'impeachment contro la presidente Dilma Rousseff, per presunte irregolarità nella politica fiscale ed economica.
La vendetta di Eduardo Cunha: il caso dei conti in Svizzera.
L'improvvisa decisione di Cunha è stata da molti interpretata come una vera e propria "vendetta" contro il Partido dos trabalhadores (Pt), cui appartiene la Rousseff. Il Pt aveva, infatti, dichiarato di votare per la prosecuzione dell'indagine parlamentare interna contro Cunha: obiettivo, far luce su varie irregolarità del presidente, a cominciare da presunti conti in Svizzera.
Il procedimento d'impeachment è ancora lungo, attribuisce ampie possibilità di difesa al capo dello stato, e l'esito sarà comunque deciso dai due rami del Congresso. Quel che qui interessa è interpretare la posizione dell'opposizione moderata, che da questa traumatica vicenda dovrebbe trarre i maggiori benefici.
E' in certa misura sorprende che il mineiro Aécio Neves - il leader del Psdb (Partido da social democracia brasileira), sconfitto al ballottaggio delle ultime Presidenziali - abbia adottato, sull'intera vicenda, una posizione alquanto cauta.
Beninteso, Neves e il suo partito hanno senz'altro aderito alla campagna a favore all'impeachment. Tuttavia - nelle ore e nei giorni successivi all'apertura del procedimento - hanno innanzitutto cercato di rimarcarne il carattere legale e "democratico".
La sinistra è convinta, siamo di fronte a un colpo di stato camuffato
La priorità di Neves era chiarire come non si fosse di fronte a un golpe, ma a una procedura istituzionale, prevista appunto dalla Costituzione.
Del resto, secondo un'ampia fascia della base sociale di sinistra (e va in questo senso anche un documento firmato da illustri artisti e intellettuali del Paese, tra cui Chico Buarque e Camila Pitanga), in Brasile sta occorrendo un vero e proprio un colpo di stato. Orchestrato dalle élite, che erano state sconfitte nel voto democratico dello scorso ottobre.
Le dichiarazioni di Aécio Neves, improntate alla cautela
Neves, intervistato dal settimanale "Istoé", si dice convinto che sia necessario «uscire dall'impasse, ci vuole una decisione, qualunque essa sia». E a chi osserva quanto traumatico possa essere questo passaggio istituzionale, questi controbatte: «Il trauma maggiore è un Governo senza iniziativa, senza affidabilità e senza capacità.
Non è l'abbandono da parte di un presidente». E a chi gli fa notare quali siano state le vere ragioni che hanno indotto Cunha a instaurare il procedimento, egli controbatte minimizzando: «La procedura d'impeachment passerà attraverso i due rami del Parlamento». A suo giudizio, qualora sia interrotto il mandato di Rousseff, il Paese potrà contare sul Psdb per la formazione di un patto di unità nazionale.