L'Italia ha accolto con soddisfazione l'arrivo a Tripoli del Consiglio di presidenza libico. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha parlato di "un altro passo avanti per la stabilizzazione della Libia". Il premier Matteo Renzi si è augurato "che il governo Serraj possa ora lavorare nell'interesse della Libia e del popolo libico”, mentre secondo il presidente della Commissione Affari esteri del Senato, Pier Ferdinando Casini, “il contributo dell'Italia è stato determinante e sicuramente continuerà nel supportare in tutti i modi il nuovo esecutivo guidato dal premier incaricato Serraj".
Italia pronta alla leadership della missione
La domanda ora è come l’Italia agirà concretamente nelle prossime settimane. Da tempo Roma si è detta pronta ad assumere la leadership di una missione umanitaria di ricostruzione, a patto però che abbia una legittimazione internazionale e che ci sia la richiesta di un governo libico riconosciuto da tutte le parti in causa. Per quanto riguarda la guerra all'Isis, l'Italia contribuisce già allo sforzo internazionale con aerei senza pilota, velivoli da rifornimento in volo, Tornado da ricognizione e istruttori delle forze di sicurezza irachene. I militari impiegati complessivamente sono 700. L'eventuale invio in Libia di un team di forze speciali o l'azione di cacciabombardieri (da approvare in parlamento) andrebbero inseriti in questo contesto.