La morte di Jo Cox, uccisa da un esponente dell'estrema destra o, probabilmente, un "semplice" squilibrato, ha sconvolto la Gran Bretagna e potrebbe ora dare una svolta al referendum del 23 giugno, che deciderà la permanenza del Paese nell'Unione Europea, e consegnare la vittoria a coloro che sono favorevoli a lasciare tutto invariato. Al di là di questa assurda tragedia, il fronte del "Brexit" nel corso dei mesi aveva trovato nuovi sostenitori e veniva dato in ascesa, tant'è che in parecchi hanno parlato di "referedum dall'esito molto incerto".

Non solo nazionalisti per il "no" all'Unione Europea

In prima linea perla fuoriuscita dall'UE c'è il Partito per l'indipendenza del Regno Unito fondato nel 1993 da un gruppo di scissionisti del Partito Conservatore. La forza politica guidata da Nigel Farage fa del nazionalismo e dell'euroscetticismo i suoi cavalli trainanti. Ma il fronte del "Brexit" non è rappresentato soltanto da Farage e compagni. La battaglia vede incredibilmente insieme estrema destra e sinistra radicale, rappresentata quest'ultima dal Partito Comunista britannico e da "Respect", guidato dall'ex parlamentare George Galloway. Favorevoli all'uscita dall'UE ci sono anche alcuni movimenti e partiti conservatori dell'Irlanda del Nord.

Il fronte anti-Brexit è invece guidato da Laburisti, Verdi e Liberaldemocratici, insieme ai movimenti indipendentisti di Scozia e Galles, agli unionisti nordirlandesi ed ai partiti di Gibilterra. La posizione più ambigua in tal senso è quella del partito attualmente al Governo: il fronte dei Conservatori è notoriamente spaccato e le due fazioni sono guidate dal Primo Ministro, David Cameron, che preme per il "remain" e dall'ex sindaco di Londra, Boris Johnson, apertamente schierato per il "leave". La forza politica che governa il Regno Unito dunque è il vero ago della bilancia o, almeno, lo era prima della tragica morte di Jo Cox.