La lunga attesa è cominciata non solo per la Gran Bretagna, ma per l’Europa intera. Toccherà attendere le 23 (ora italiana) per capire le prime indicazioni dei flussi elettorali sul Brexit e solo le 8 di domattina per conoscere i risultati definitivi. Quel che è certo è che qualcosa è cambiato nella percezione di tutti i cittadini , non solo britannici. L’Unione Europea è in discussione e con essa quello spirito di appartenenza mai nato. I popoli dei Paesi membri hanno convissuto con questa entità politica sovranazionale senza mai capirne del tutto il perché.
Quella che doveva essere la casa di tutti gli europei è divenuta per molti una prigione, gestita a piacimento da una classe dirigente i cui volti sono rimasti estranei per la gran parte dell’elettorato attivo. A prescindere da chi vincerà tra il Remain e il Leave in Gran Bretagna, è pacifico che lo stato d’accusa a Bruxelles è destinato a estendersi altrove. A meno che le cose non cambino radicalmente e subito.
Italia spettatrice interessata
Se la Gran Bretagna è arrivata a votare il Brexitper una questione di convenienza legittima, in Italia il processo all’UE è sfociato in coincidenza della crisi economica nel 2011. Le riforme di lacrime e sangue del governo tecnico di Mario Monti (che è bene ricordarlo sono state dettate da Berlino ndr) hanno scavato un solco profondo tra gli italiani e l’Europa.
A cosa serve essere cittadini dell’UE se l’unico interesse di chi ti governa dall’alto è stritolarti senza alcun ritorno? Una domanda legittima trasformatasi repentinamente in un cavallo di battaglia politico per realtà quali il Movimento 5 Stelle e la Lega. Le due forze sono impegnate da tempo in una battaglia contro la cosiddetta tecnocrazia di matrice tedesca e hanno avanzatoproposte di referendum sul modello britannico.
A finire nel tritacarne delle polemiche, naturalmente, è stato anche l’Euro. La moneta unica è considerata la madre di tutti i mali, causa scatenante delle attuali disuguaglianze sociali.
Tutti gli scenari possibili
I risultati delle ultime amministrative devono far riflettere sui possibili scenari all’orizzonte. Se dovesse essere confermata la crescita dei cinquestelle anche sul piano nazionale, le ipotesi di un addio dall’UE e dall’Euro potrebbero concretizzarsi.
Del resto Beppe Grillo ha più volte parlato di una strategia da adottare per una Brexitall’italiana. “Se il Movimento 5 Stelle fosse al governo - ha affermato nel maggio scorso il comico genovese sul suo blog - l’Italia non arriverebbe impreparata: predisponiamo un Piano B per metterci in salvo: prima si fa, meglio è”. Sulla stessa lunghezza d’onda Luigi Di Maio, vero avversario di Renzi per Palazzo Chigi. “Il fatto che la Gran Bretagna abbia fatto un referendum per uscire dall’UE - ha spiegato dalla tribuna televisiva di Ballarò - rappresenta già un fallimento per l’UE. L’euro non funziona, meglio monete alternative”. Chi da tempo ha puntato il dito contro Bruxelles perché causa di disoccupazione, immigrazione e povertà è la Lega di Matteo Salvini: “Sì al Brexit per liberarsi da queste ingiustizie”.