Non c’è due senza tre”. Alla saggezza popolare non si scampa, come sa bene il politico americano Anthony Weiner. L'ex membro della Camera dei Rappresentanti è giunto, dimostrando una certa coerente tenacia, al terzo scandalo sessuale della sua carriera, basato come i precedenti sulla pratica del sexting, l’invio di contenuti quali testi, immagini o video a sfondo erotico tramite cellulare o altri dispositivi informatici.

Una coppia perfetta

Collaboratore del deputato Chuck Schumer, Anthony Weiner nel 1991, all’età di 27 anni, venne eletto Consigliere comunale della città di New York, carica che mantenne fino al 1998.

Nel 2010 sposò Huma Abedin, l’attuale brillante assistente di Hillary Clinton, vero e proprio braccio destro della candidata alle presidenziali USA, costituendo una coppia che già nei semplici dati biografici incarnava la perfetta sintesi della prospettiva democratica: entrambi cittadini americani, lui di religione ebraica, lei musulmana di origini pachistane.

La separazione

Poi, però, il talento politico dell’enfant prodige Weiner subisce delle brutte battute d’arresto, la vita privata della 'promessa dem' si intromette in quella pubblica guastandola a più riprese, fino all’ultimo, viscido episodio, il più ricco di conseguenze disastrose. Risale al 29 agosto la mesta, lapidaria nota ufficiale rilasciata dalla Abedin.

"Al termine di una lunga e dolorosa riflessione sul mio matrimonio, ho preso la decisione di separarmi da mio marito. Anthony ed io continueremo a fare del nostro meglio per il futuro di nostro figlio, che è la luce della nostra vita. In questo difficile momento, chiedo rispetto per la nostra privacy". Un comunicato che era nell’aria già da qualche giorno, da quando, per la precisione, il New York Post aveva pubblicato in prima pagina una fotografia che immortalava Weiner a petto nudo e boxer bene in evidenza, sdraiato sul letto accanto al figlioletto.

Un’immagine, questa, che sarebbe stata inviata ad una donna conosciuta in rete secondo quella pratica del sexting che aveva visto il politico statunitense già appassionato estimatore in due precedenti casi.

I precedenti

Nel 2011, quando Weiner, utilizzando il proprio account personale Twitter, inviò un link che dava accesso ad una foto che lo ritraeva in boxer con il membro in erezione ad una studentessa ventunenne di Seattle che era solita seguire i suoi post.

Dopo una successiva segnalazione di questo tenore da parte di una seconda ragazza arrivò la mazzata mediatica finale: la conferenza stampa della pornostar Ginger Lee, nella quale la donna raccontava di una fitta corrispondenza di email il cui contenuto, pur partito da tematiche quali l’aborto e la sanità pubblica, era progressivamente passato all’ambito prettamente sessuale. Questo primo scandalo, denominato sensazionalisticamente Weinergate, ebbe come conseguenza le dimissioni dalla Camera dei Rappresentanti. Un allontanamento forzato dalle cronache politiche di prestigio che l’uomo cercò di sconfiggere candidandosi a sindaco di New York nel 2013, non venendo però eletto e rimanendo coinvolto in un secondo, clamoroso scandalo, strutturato sulla falsariga del primo ma con una piccola, preziosa variante narrativa.

Memore dell’infelice utilizzo del proprio account personale, infatti, Weiner ebbe cura di diffondere il proprio ardore estetico attraverso l’elegante pseudonimo di Carlos Danger. Ora, giunti al terzo episodio di sexting, oltretutto in un momento particolarmente caldo della politica americana quale quello delle elezioni presidenziali, gli effetti della sessuomania del campione democratico sono inevitabilmente divampati con forza maggiore che in passato: l’epilogo del matrimonio con la Abedin e, immancabilmente, un intervento del tycoon Donald Trumpvolto a cavalcare l’onda: "Huma Abedin ha fatto bene. Hillary Clinton invece ha fatto malissimo a confidare tanti suoi segreti alla moglie di Weiner. Che uso può averne fatto costui? È possibile che la sicurezza sia a rischio".